Nemahsis – Old Body, New Mind
Nehmasis è Nemah Hasan, nata a Toronto da una famiglia di rifugiati palestinesi provenienti dalla Cisgiordania (West Bank). Lo scorso venerdì è uscito finalmente “Verbathim”, un disco pronto già da un anno ma che è diventato in un attimo (per alcuni) (alcuni scemi intendo) pericoloso. La pubblicazione di “Verbathim” all’inizio è stata contesa tra varie etichette, prima del contratto definitivo con una casa discografica a ottobre del 2023 reciso subito dopo il 7 ottobre, senza scuse e senza spiegazioni sincere. Questo rifiuto ha fatto sentire Nemah de-umanizzata, persa nel caos della sua percezione identitaria, delusa, e soprattutto stordita dal fatto che una ragazza palestinese non possa scrivere un disco semplicemente romantico come le altre ragazze occidentali, ma deve esserci qualcos’altro, deve esserci per forza qualcos’altro, magari nascosto sotto l’hijab.
“Verbathim” non era un disco politico, ma lo è diventato. È autoprodotto, libero, pulsante, vivo, bellissimo. Dopo tutte le sfortune e le turbolenze, è uscito di venerdì 13, col pugno alzato contro ogni scaramanzia.
Old body, New mind è un brano malinconico e pieno di grazia, che ricorda Lykke Li o Phoebe Bridgers. Il disco inizia così, prepara il terreno, mette le mani avanti. Poi aumentano le chitarre, si complicano le melodie, le parole diventano più cattive (anche e soprattutto con sè stessa). Un sasso e un fiore, lotta e vulnerabilità. L’eco della voce, l’ombra della luce.
e già che ci siamo: PALESTINA LIBERA PER SEMPRE
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