Non avevamo dubbi che, nel chiedere a Kinder Garden di raccontare le sue influenze musicali attraverso cinque brani, ne saremmo rimasti piacevolmente sorpresi.
Del resto il suo ultimo progetto “Ormoni”, uscito lo scorso 25 ottobre per peermusic ITALY, denota un ispessimento considerevole della sua ossatura artistica: il disco, il suo primo da solista dopo l’esperienza in gruppo, racconta il passaggio dai venti ai trent’anni con tutti gli sconvolgimenti emotivi che si porta dietro. Musicalmente questa transizione si traduce in crescita: Kinder Garden ha imparato a stratificare gli arrangiamenti, a scrivere di pancia, di ormoni e di testa, e amalgamare la sua scrittura a quella degli ospiti che incontriamo nel disco (Nerototale, Alice).
Te lo lasciamo ascoltare qui, mentre sotto il player conosci i suoi brani fondamentali
Lucio Battisti – Il salame
Scegliere una sola canzone di Lucio Battisti è veramente complicato, ma alla fine per me questa ha un sapore più intenso di tutte le altre. Questo pezzo mi fa venire le farfalle nello stomaco ogni volta che lo ascolto, anzi mi basta ricordarmi che esiste per sentirle, anche ora che ne sto scrivendo.
Goldfrapp – Black Cherry
I Goldfrapp sono un gruppo che amo particolarmente, penso sia il synth duo che preferisco in assoluto. Questo pezzo l’ho scoperto in un mio momento veramente dark e mi ricordo che lo ascoltavo sempre perché mi dava sollievo, quindi probabilmente mi ha aiutato. Infine direi che ha un arrangiamento veramente molto sofisticato, c’è una grandissima cura dello sviluppo del pezzo, ad ogni ascolto si scopre qualcosa di nuovo.
Eduardo Mateo – De mi pueblo
Eduardo Mateo è uno dei compositori più importanti della musica uruguayana che fa della semplicità la sua arma principale, questa breve canzone ne è un esempio lampante. È un pezzo in 6 (4+2) che mantiene sempre la stessa clave, il testo è molto semplice e si ripete a loop; è una canzone fatta per essere imparata subito da tutti, così da poter cantare e ballare in compagnia. Lo definirei un pezzo fortemente antidepressivo.
Wow – Dove sei
Gli Wow sono il gruppo che mi piace di più della scena underground romana, forse l’unico che mi piace veramente. Nello specifico China, la cantante, è l’interprete più interessante che ho sentito in Italia negli ultimi anni. Il pezzo ha una struttura che si può definire irregolare, in quanto nessuna sezione si ripete mai uguale e in un punto ci sono delle battute dispare, oltre al bellissimo momento di “rubato” verso la fine. In generale la musica degli Wow ha la capacità di portare la mente e il cuore dell’ascoltatore a scenari di tempi lontani, come una reminescenza o un flashback. Nello specifico questa canzone ha una forma che rimanda molto agli anni 60, ma il sound scuro e questo modo di cantare così distante da tutto creano un magico contrasto che impedisce effettivamente di collocare la canzone in un tempo reale.
Beach Boys – God only knows
Non potevo non mettere una canzone di Brian Wilson, che per me è tra i più grandi compositori della storia della musica, insieme a Bach, Stravinskij e Monk. Questo pezzo è considerato da molti il suo capolavoro, presente in Pet Sounds, che forse si può considerare il disco più rivoluzionario dei Beach Boys e in generale della musica pop. Questo brano ha un legame tra testo e struttura armonica veramente incredibile. Gli accordi si muovono in modo totalmente imprevedibile, grazie all’assoluta maestria con cui viene giustificata ogni linea melodica; appunto per questo è un pezzo molto complicato da cantare. Per quanto riguarda l’arrangiamento non mi vengono in mente aggettivi adatti, mi sento solo di dire che non ho mai ascoltato qualcosa di così bello.