Ti abbiamo presentato i We are The Bears qualche mese fa, tra le macerie di Pompei e torniamo a parlarne perché nel frattempo è uscito anche il loro album, Tales From The Ocean.
Vale davvero la pena di ascoltarlo e di scoprire qualcosa in più su ognuno dei brani che lo compongono.
Perciò, dopo lo streaming, troverai il track by track: una collezione di mini racconti, di storie che vengono dall’Oceano.
Pompei
È stata la canzone che da subito ha colpito tutti in studio. Vincenzo: ”Quando ho registrato i provini della voce ho cantato sempre la stessa frase: “WAIT THERE BEFORE IN THE SUN”. Quando l’abbiamo registrata ho cantato il testo completo, ma non funzionava, non era più ipnotica! E quindi ho cantato sempre la stessa frase, il risultato ha convinto tutti.
È stata composta dopo una data live al Pompei Lab. Finito il soundcheck avevamo un po’ di tempo a disposizione e facemmo un salto agli Scavi di Pompei. Era Giugno e c’erano 30 gradi. E tutto intorno a noi si muoveva.”
Fly High
È una delle canzoni che sentiamo di più dal vivo. Ci emoziona suonarla. L’abbiamo registrata di notte. Volevamo ottenere il giusto suono tra il desert ambient e la psichedelia. Il silenzio della notte ci ha aiutato tanto. Dopo un viaggio tra le stelle c’è l’assolo finale, per riportare tutti con i piedi per terra.
Lights out
La prima demo di Lights out l’abbiamo registrata in spiaggia. Eravamo lì in tarda notte con un piccolo registratore portatile per imprimere i rumori del mare. Poi una chitarra acustica, voce e percussioni. Era ottobre e faceva freddo. Su quel registratore c’era la demo di Lights out e ascoltandola di notte con tutt’intorno il silenzio, suonava perfetta. Semplice. Sul disco è finita quella versione, quella bella.
Everything is loud
Everything is loud è la rabbia di quando urli e nessuno ti vuole sentire. Abbiamo utilizzato un Synth/filter a pedale per chitarra. È arrivato il giorno in cui dovevamo registrare le chitarre, quindi sulla demo non c’era, e così abbiamo passato cinque giorni a cercare di capire come inserirlo e soprattutto dove.
Shadow of your eyes
Questa è la canzone che scrivi quando il disco è chiuso, quando credi di aver detto tutto. Ha avuto sì e no due take di chitarra e due di batteria. Shadow of your eyes rendeva TALES FROM THE OCEAN finite, completo.
Tumbao
Stavamo registrando il ritornello strumentale. Vincenzo: “Finita la chitarra Cristian (Onorato, NA-SA studio recording ) mi dà un mandolino chiedendomi di risuonare la stessa parte, così lo collego alla pedaliera. Avrei dovuto registrare circa 20 secondi e invece ho suonato tutto il brano e alla fine quando la drum è finita non riuscivo a smettere di suonare e ho improvvisato su tutta la chiusura. Era talmente intima che abbiamo deciso di lasciarla.”
Feeling blue
Rappresenta il luogo in cui ci rifugiamo quando vogliamo esser un po’ tristi. “.. if you close your eyes and wait a minute we can dream what all people hate.”
From far away
Ti porta in una stanza buia, ma da lontano si intravedono delle candele accese che indicano il cammino. Poi uno scoppio. Chitarre distorte. “I don’t care today is the anyway.”
Feel the voice
Per Feel the voice per la prima volta è stato usato un leggero distorsore sulla voce, un pedale molto particolare per chitarra e un generatore random di toni. Vincenzo e Cristian hanno lavorato per ottenere un intrecciarsi di suoni. Gaetano ha lavorato a stretto contatto con Riccardo (Teletta, NA-SA studio) per ottenere il giusto groove, la giusta spinta.
Flamingo’s lips
È perdersi nei suoni, nei ricordi. È partire senza una meta. È un mondo colorato. È sorridere senza un perché. È sentirsi finalmente liberi. Questa canzone chiude un viaggio che si chiama TALES FROM THE OCEAN.