Ti ricordi quando ti abbiamo presentato Margo Sanda in occasione dell’uscita del primo singolo More?
Il 17 novembre è uscito l’intero EP dal titolo Delay e adesso puoi ascoltarlo qui sotto e leggere il track by track per scoprirne di più.
MORE
‘MORE’ è uno dei pezzi più recenti che ho prodotto. Con questo brano volevo far qualcosa di ‘più’: cantare più forte, muovermi di più, esprimere qualcosa di più personale, in modo più diretto, sentire di più.
Il pattern di batteria, che è presente sin dall’inizio e si ripete e scandisce i versi, è la registrazione di un suono percussivo molto ‘piccolo’, le mie dita su una scatoletta di tonno modificata, a cui, tramite la produzione, ho fatto assumere le sembianze di quello che di solito è una KICK DRUM nelle canzoni di musica elettronica.
Per me è come quello che può essere il battito del cuore, o una pulsione del corpo il cui suono in sé ci risulta molto piccolo di solito, ma se amplificato può assumere un carattere diverso. ‘MORE’ è questo: l’amplificazione di una pulsione, un sentimento che di solito non ha quasi voce se non ci si presta molta attenzione.
Enjoy
Praticamente uno dei primissimi brani, se non il primo vero in assoluto che abbia prodotto quando avevo iniziato ad usare Garage Band da un mese o due. Ha dato inizio a tutto. Da un solo loop di chitarra si arriva ad un orchestra di ‘rumori’ e synth e voci ariose e voci mostruose e tutto ciò che si tiene dentro.
Light Hat
Nasce d’estate, è un pensiero semplice, un dialogo e, nonostante tutto, quello che prevale è l’empatia e la crescita.
Vuoto
‘Vuoto’ cerca il coraggio dall’esterno e dall’interno in un momento di paura e stasi.
Vuole farsi sentire il più forte possibile e allo stesso tempo vagare nel passato e nei sogni per poi riemergere nel presente. Nel ritornello ci sono campioni di folle, di tigri e di coltelli che supportano le voci in modo da creare un’onda che si riempie e riempie fino al limite delle sue capacità per poi tornare al vuoto.
Delay Of
Iniziata a scrivere durante un atterraggio in aereo e finita in un angolo di una camera scura di una casa molto affollata. Forse è il brano più sintetico, e plastico, e virtuale di tutto il disco. Parla del ritardo con cui certe cose vengono alla luce rispetto a quando sono state prodotte o sentite o provate, proprio come l’effetto musicale del delay.
Malegola
Nasce in quel momento in cui, durante un viaggio su un mezzo pubblico, stai guardando fuori dal finestrino e ti accorgi che il tuo sguardo sta incrociando quello della persona seduta di fronte. Per un attimo si può provare dell’imbarazzo, poi si può provare un senso di condivisione ed empatia, ci si può guardare e poi non più, e poi ce ne si può scordare e ci si può perdere nei paesaggi che si muovono e nella leggerezza con cui le forme all’esterno si distorcono e si dissolvono.