Continua la preparazione in vista del Club To Club 2018, il festival di musica elettronica più amato da tutti noi. Dunque, mentre facevo i miei compiti per casa, nello specifico ripassando gli appunti sui Primitive Art, che si esibiranno il 4 novembre presso la Reggia di Venaria, mi sono accorta di quanto il numero “2” ricorra spesso nella loro storia.
2 come loro. Per chi non lo sapesse, i Primitive Art sono un due composto da Matteo Pit e Jim C. Nedd, entrambi classe 1991 (1 + 9 + 9 + 1 = 20 = 2, coincidenze?), conosciutisi a Milano, ma di Ravenna il primo, di Brescia con origini colombiane il secondo.
Il progetto Primitive Art è nato nel 2011, ma i loro curriculum vantano anche altri lavori: Matteo Pit è il direttore creativo di Club Adriatico, una delle finestre sulla musica elettronica più interessanti in Italia, mentre Jim C. Nedd è il co-fondatore, con Invernomuto, di PICÓ: Un parlante de Africa en America (2017), un documentario sui sound system colombiani.
Due background personali che, uniti, hanno dato le fondamenta ai primi lavori dei Primitive Art, due appunto: Problems, uscito nel 2013 per Hundebiss Records, con un disperato Cristiano Ronaldo in copertina, e Crab Suite, il loro EP del 2018. E se raddoppiamo il “2” per se stesso, troviamo “4”, come il numero delle tracce per ogni disco. Se il primo lavoro è un mix stratificato di samples e synth, che va dalla dub, all’ambient, passando per l’house, dando vita a una sorta di trance oscura in cui ritmi tribali si mescolano ad atmosfere urbane, il secondo EP sembra un viaggio mistico e onirico, tra sonorità ancestrali e la voce cupa di Jim C. Nedd che ci accompagna tra riti primitivi ed esotici.
Un dualismo, tuttavia, non solo matematico, ma anche semantico.
I Primitive Art, infatti, sembrano reggersi su una continua tensione tra due poli opposti, che siano essi umani, geografici o sonori. Il tema marittimo ricorrente e i paesaggi incontaminati sudamericani si incontrano, e scontrano, col grigiore urbano, sia esso di una città industriale come Ravenna o di una metropoli come Milano. Tensione che emerge anche nelle sonorità, continuamente in bilico tra atmosfere cupe ed effetti melodiosi, un tira-e-molla tra oscurità e bagliore, tra buio e luce – proprio come recita il tema di quest’anno del Club To Club.
Tracce prefe:
articolo di Cecilia Esposito