“I have a strong voice. It feels like there are a lot of women on the rise in music in London and I feel like we’re all being heard actually, for sure. Especially in the last, I’d say two years? It feels like there’s a growing community of women in music that are being seen and heard, women of color especially.“.
La scena rap e grime made in UK è in grande fermento e ci sono un bel po’ di donne a fare la differenza: IAMDDB, CupcaKke, Rico Nasty, per fare qualche nome grosso.
Tra queste c’è la londinese Little Simz, rapper ventiquattrenne che seguiamo più o meno dal 2014 e che quest’anno ci ha letteralmente fulminati con il nuovo album GREY Area.
Il disco segue svariati EP ed album pubblicati tra il 2014 e il 2016 e una serie di importanti riconoscimenti: nel 2017 ha vinto il premio come artista rivelazione dell’anno ai Gilles Peterson’s Worldwide Awards e ha anche conquistato un paio di nominations ai Mobo Awards per le categorie Best Hip Hop Act e Best Female Act.
A ciò si aggiunge l’essere andata in tour in spalla ai Gorillaz, a Lauryn Hill e Anderson .Paak e il fatto di avere la benedizione di Kendrick Lamar.
Insomma non c’è alcun motivo per il quale il 2019 non dovrebbe essere l’anno di Little Simz, ora che ha finalmente pubblicato un album come GREY Area che consacra la sua maturità artistica e le fa fare il salto definitivo verso il mainstream.
Il disco si compone di dieci brani e coraggiosamente mischia grime, jazz, dub, soul, rap e R&B col comun denominatore di un flow pazzesco a tratti tagliente e a tratti delicatissimo.
Quando in una recente intervista per Billboard le viene chiesto quali sono le sue influenze lei risponde così:
“It was pretty much just growth, man. You know growing pains, that was the inspiration behind it. Just coming into myself a lot more and being a young woman in my mid-20s and like still learning about myself. Still getting to know the things I like and don’t like, just basic life shit you know. I think it’s something that’s a universal topic and I think we all go through it. I’m not talking about anything that I feel, even though I kind of felt I was going through it alone in hindsight. I think it’s something that all people go through. It may not be in their mid-20’s, it may be in their 30’s or even younger than that“.
Il linguaggio di Little Simz è adulto, schietto, audace (“I’m Jay-Z on a bad day, Shakespeare on my worst days” canta nella traccia d’apertura, oppure “I’m a boss in a fucking dress” in Boss) e si impone alla nostra attenzione come qualcosa di immediatamente fresco, incisivo, tutt’altro che grigio e confuso.
Il disco l’ha chiamato così, in realtà, perché non sa ancora bene dove andrà dopo e in che modo ci arriverà, perché niente è mai solo nero o bianco, giusto o sbagliato, ma molto molto più complesso di così.
GREY Area, non a caso, si chiude con una traccia scura, Flowers, in cui Little Simz riflette sul rovescio della medaglia del successo e su alcuni dei suoi idoli (Amy Winehouse, Jimi Hendrix) ma mentre lei si chiede cosa sia la vita senza vittoria, in questi ultimi minuti del disco, sappiamo che lei ha già vinto tutto a mani basse, regalandoci il più interessante disco rap del 2019 (almeno finora).