Indovinello: cosa hanno in comune Frah Quintale, Dutch Nazari e le foto di Tommaso Biagetti? Aiutino: si scrive con la “U”, ma si legge “A”.
Sì, avete indovinato, sto parlando di Undamento – ma si pronuncia ‹an·da·mén·to› –, l’etichetta e agenzia di management più figa al momento in circolazione. Negli ultimi anni questa piccola realtà si è fatta conoscere a un pubblico sempre più vasto, conquistando cuori in lungo e largo, complici un roster di artisti niente male e un’estetica ormai iconica.
L’etichetta milanese nata nel 2012, e che ha firmato dischi per Coez, Frah Quintale, Dutch Nazari e molti altri, è forse più unica che rara in Italia in questo momento. Per prima cosa è riuscita a portare un nuovo sound e un nuovo immaginario alla scena indie attuale, attingendo alla tradizione più old school dell’hip hop americano anni Novanta, ma con un pizzico di gusto personale e humor. Più che in Italia, per trovare un qualcosa di simile ad Undamento forse bisogna buttare un occhio fuori dai nostri confine: così, su due piedi un primo pensiero può andare solo alla Odd Future.
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Lungi da me paragonare l’impatto che il collettivo di Tyler, The Creator e compagni ha avuto sulla musica – e, perché no, sulla cultura – contemporanea, tuttavia le due realtà hanno molto in comune. Basti pensare all’attitudine DIY e a come Undamento ha fatto uso negli anni di svariati canali mediatici – e non – per costruire i divulgare il suo immaginario: in primis Instagram, ma anche Tumblr e YouTube, e perfino l’estetica vintage delle fotografie che accompagnano tutti gli artisti dell’etichetta e una certa moda streetwear che arricchisce il tutto, hanno contribuito a consolidare l’immagine di questo team.
Anche musicalmente, Undamento è riuscito a dare una botta di vita alla scena Indie. Non è un caso se proprio Frah Quintale è il massimo esponente, se non addirittura il padre fondatore, di quello che chiamiamo Graffiti Pop, ovvero tutta quella corrente musicale che unisce sonorità rap/hip hop e un certo gusto pop al cantautorato indie. Insomma, Undamento, come il collettivo americano, ha creato una propria nicchia musicale, un genere che al momento mancava e che mette tutti d’accordo.
Formazione ufficiale
Ma è nel 2016 che Undamento ha iniziato a circolare prepotentemente sulle nostre bacheche social, galeotto un singolo, con relativo videoclip ormai ben noto, che si chiama “Colpa del Vino” di un certo Frah Quintale. Da quel momento il rapper bresciano ha iniziato a cavalcare un’onda del successo che sembra non arrivare più alla spiaggia, e con lui anche l’etichetta. Come un Bud Spencer col suo amico Terence Hill, Frah Quintale e Undamento si sono spalleggiati a vicenda, i successi dell’uno lo sono stati anche per l’altro e viceversa, e nel corso dell’ultimo anno sono diventati una sorta di unico supereroe che elargisce hit e perle di stile.
Ma Frah Quintale non è l’unico cavallino della scuderia. Undamento vanta pubblicazioni di Dutch Nazari, il cantautorerap veneto che con le sue rime un po’ romantiche un po’ no, ma leggere come bollicine – e vagamente jovanottiane –, sta conquistando sempre più visibilità e pubblico. Il suo ultimo album “Ce Lo Chiede l’Europa” – vi ricordate? –, prodotto da Sick & Simpliciter, è l’ennesima conferma che il ragazzo ci sa fare, e anche alla grande.
Frah Quintale e Dutch Nazari sono forse i nomi più conosciuti e amati della squadra Undamento, ma l’etichetta ha altri attaccanti pronti a fare goal nelle vostre playlist. Come Ceri, già noto ai molti come musicista e produttore sopraffino per Coez, Salmo e Frah Quintale, e per aver curato l’intero album solita di Franco126, “Stanza Singola”, che nell’ultimo anno ha deciso di impugnare il microfono e sparare qualche singolo proprio, come “Bimba Mia” e il più recente “Guai”.
Di recente, anche un altro nome firmato Undamento sta rinfrescando i nostri ascolti, ovvero Dola. È la voce che non ti aspetti, quella fuori dal coro che fa la differenza e che scopri, a sorpresa, che ti piace. Infatti, un po’ distante dalle sonorità degli amici/colleghi Frah e Ceri, Dola è più un cantautore vecchio stampo, quello che urla sguaiato al microfono con la sua chitarra alla mano – e infatti non stupitevi se a momenti può ricordarvi Vasco Rossi.
Infine, ultimi per arrivo, ma non per importanza, troviamo gli Irbis 37. Progetto nato in quella periferia Nord di Milano che si chiama Bovisa per mano di Martino Consigli/Irbis 37 che, dopo anni a suonare la chitarra e a scrivere canzoni, approda nel mondo hip hop e inizia collaborare con i suoi amici Lugos.lux e d.Noise. E visto che squadra che vince non si cambia, i tre nel 2018 pubblicano il loro primo EP “Boccadoro“, un piccolo gioiellino che mette subito in chiaro i punti di forza del progetto: sound accattivante, che oscilla tra sonorità trap e sperimentazione, e le indubbie doti canore e di scrittura di Martino. Molti di voi, forse, hanno già avuto l’occasione di vedere il trio a lavoro sui palchi di Frah Quintale come gruppo spalla, per chi invece se li fosse persi, niente di grave, c’è Spotify per rimediare.
Assodato, quindi, che Undamento ha dalla parte sua una squadra di artisti vincenti, quali sono gli altri segreti del suo successo?
L’estetica e un team che sembra una balotta per far serata in città. Quando Frah Quintale e Undamento sono entrati nelle nostre vite non solo ci sono piaciuti, ma ci hanno anche aperto le porte su un nuovo mondo fatto di foto analogiche, tute dell’adidas, graffiti ed echi che richiamano la New York anni Novanta. La forza dell’etichetta, infatti, sembra proprio essere tutto l’immaginario che con una manciata di foto su Instagram riesce a ricreare. Niente di nuovo, forse, ma sicuramente la spontaneità e la “coolness” con cui tutto il team Undamento è riuscito ad assorbire certi stili, reinterpretarli in chiave personale e inserirli in quella scena indie italiana troppo spesso stereotipata. Gli scatti analogici acquistano un valore affettivo: ci trasportano in tour con i musicisti, nei backstage dei concerti e perfino nei momenti “scialli” della vita quotidiana del team. Una sorta di diario online che ti fa sentire parte del gruppo, che ti fa sembrare di conoscere questi ragazzi come se fossero gli amici del quartiere che giocano col pallone nel parchetto. Senza sottovalutare, poi, il fascino nostalgico delle foto analogiche che rende tutto più figo.
Anche la moda gioca un ruolo importante per l’etichetta. Giacche sportive dai colori improbabili, tute dell’adidas, sneakers e cappellini arricchiscono tutto l’immaginario Undamento e ci trascinano con la fantasia verso la New York underground di qualche decennio fa o sulle strade della California su uno skateboard. E non è un caso se il merch dell’etichetta può essere quasi paragonato a un vero brand: t-shirt e felpe customizzate con grafiche originali – e spesso realizzate dallo stesso Frah Quintale –, accessori ironici come il portafoglio di Dutch Nazari e perfino calzettoni di spugna in stile Eighties. Non mi sorprenderebbe se a breve Undamento lanciasse una collaborazione con qualche brand trendy o se sbarcasse alla Fashion Week con un evento speciale.
https://www.instagram.com/p/Bbj6roKButP/
Dunque, Undamento non è un’etichetta, ma un team di gente figa che crede in quello che fa e vuole coinvolgerti, prendendoti per la mano, nel suo mondo.
E per rendere omaggio a tutto questo pazzo collettivo, il 15 Marzo verrà inaugurata la mostra “The Backstage Chronicles”, un diario di bordo fotografico del tour “Regardez Moi” di Frah Quintale che per l’occasione verrà aperto al pubblico dei fan e dei curiosi. Non solo foto ricordo, ma anche live painting, talk, dj set, market e tante altre cose belle – e un secret show, ovviamente. Segnatevi l’evento in agenda – qui su Facebook, così non lo dimenticate – e unitevi alla balotta Undamento.