Anche quest’anno la primavera romana si apre con Manifesto.
Alla sua quarta edizione, il festival di musica elettronica e sperimentale si allarga e si diffonde per Roma.
I giorni di Manifesto aumentano da due a tre, e anche le location seguono di pari passo. Se infatti le notti di venerdì 22 e sabato 23 marzo saranno come sempre al Monk – il circolo ARCI che dal 2015 organizza il festival – quest’anno si sono aggiunte due nuove venue con altrettante collaborazioni.
Giovedì 21 infatti Manifesto ha inizio con una serata gratuita allo spazio Contemporary Cluster, dove ci sarà un dj-set di Populous, l’inaugurazione della mostra Intergalactic e la performance di teatro contemporaneo La Gabbia.
Sabato 23, invece, il festival abbandonerà momentaneamente la sua dimensione notturna per invadere nel pomeriggio la bellissima Accademia d’Ungheria in Roma, con l’esibizione del prodigio magiaro Gábor Lázár e un talk con Soundreef.
Non è una novità invece che il festival romano riesca a racchiudere nella sua line-up grandi nomi internazionali (William Basinski e Lawrence English, James Holden & The Animal Spirits, coucou chloe) e i migliori artisti italiani (Capibara, Indian Wells, Jolly Mare, ecc), così come a far convivere le sonorità più ricercate e d’ascolto con i ritmi più forsennati della global bass o del Sudamerica.
Ed è proprio alla musica sudamericana che guarda El Búho, artista nativo delle colline dell’Inghilterra del Nord ma che all’America Latina ha regalato il suo cuore, attingendo dalla musica tradizionale di quei luoghi per creare un’elettronica originale, onirica e affascinante. Sicuramente è uno dei live che più aspettiamo in quest’edizione di altissimo profilo, e proprio per questo abbiamo chiesto all’artista del collettivo Shika Shika di raccontarci la sua collezione di dischi.