“Bianca, come va il tuo caos vitale? Non riordinarlo troppo, perché allora ti sparirà anche l’interesse alla vita. Tienilo giudiziosamente a mezz’acqua. E se stai troppo bene a Letojanni, scappa. Non mangiare il loto.”
(Cesare Pavese a Bianca Garufi, 3 settembre 1945)
Ho questa passione enorme per l’amore – soprattutto quando non è corrisposto – trasformato in letteratura, scritto attentamente con la penna stilografica oppure con una Lettera22 appoggiata sulle ginocchia, scarabocchiato sul retro di una cartolina o scritto di corsa perché l’orario del ritiro della posta si stava avvicinando e altrimenti per la spedizione si sarebbe dovuto aspettare fino all’indomani e tutto si sarebbe prorogato di un giorno. Mi piace il pensiero del romanticismo, dei bauli pieni di fogli impolverati, della sicurezza che quella cosa sta scritta proprio lì tra tutte le buste, perché è stata letta almeno un milione di volte.
Edith Piaf si firma “il tuo donnino che ti appartiene” nelle lettere che spedisce a Louis Gérardin, un ciclista francese sposato con un’altra donna, che non la ricambia ma la tormenta per anni.
“Non credi che io sia fatta apposta per te?…Voglio che tu mi indossi, come un talismano alla catena dell’orologio o come un fiore all’occhiello – davanti al mondo” scrive Zelda al suo amato Scott Fitzgerald nel 1919.
Nel 1939 in una lettera alla nipote Judith, tra le altre cose, Virgina Woolf scrive “Ma a che serve protestare?Voglio dire, ora, con questa guerra che imperversa. Eppure mi convinco ogni giorno di più che abbiamo il dovere di catturare Hitler a casa sua e infilzarlo ben bene foss’anche solo con il pennino si una vecchia stilografica.”
Ancora, Alberto Moravia scrive a Elsa Morante nell’agosto del 1964: “Come stai? ti ho sognato molte volte. Una notte ho sognato che dovevo telefonarti e il tuo numero era 354 e tu però non rispondevi mai. Alla fine però ho scoperto che mi ero sbagliato e che il tuo numero invece era 854 e infatti tu hai risposto, ma poi mi sono svegliato”.
Le lettere sono pagine di un diario condivise con qualcuno che si ama, scritte con la delicatezza e l’accortezza di non crepare il cuore all’altra persona, sospendendo il tempo fino a che non arriverà una risposta.
“CORRESPONDANCE“ non ha nulla da invidiare a questi enormi romanzi epistolari. “CORRESPONDANCE” è l’ultimo progetto di Jens Lekman, durato per tutto il 2018 e ora finalmente disponibile integrale e ri-arrangiato online. A partire da gennaio, ogni mese dello scorso anno Jens Lekman e la cantante svedese Annika Norlin si sono scritti una lettera e l’hanno trasformata in musica per l’altro. Le regole erano soltanto due:
-ogni mese uno scriveva una canzone all’altro e l’altro gli rispondeva, in modo da avere in totale 6 brani per Jens e 6 per Annika.
-un solo strumento poteva venire usato per accompagnarsi.
Quello che ne è uscito è un bellissimo romanzo epistolare da ascoltare, magari guardando fuori dal finestrino dell’autobus con gli occhi un po’ lucidi e persi nell’infinità della pianura padana, o sdraiati sul tappeto in salotto cercando le facce disegnate nei nodi del legno delle travi. Le versioni originali e non masterizzate delle canzoni si possono ascoltare qui, accompagnate dai testi.
CORRESPONDENCE è un riassunto speciale dell’anno appena trascorso: parla della solitudine che si sente quando ci si trasferisce in un posto nuovo, della neve che si scioglie piano, dell’imbarazzo di farsi la doccia in palestra, di valigie pronte per un viaggio, di cuori che si addolorano, della morte di Avicii, di documentari, di cloni, di film cult, di fallimenti, di negozi di cosmetici, di capitalismo, della notte di natale nel dicembre del 1914, della normalità.
Tre cose che amo di questo progetto:
1. E’ giallo. Il giallo è il colore che oltrepassa i limiti.
2. “I’m a bear in hibernation, I don’t worry about the world” e io che vorrei solo mollare tutto e tornare al 5 aprile dello scorso anno e abbracciare Annika senza bisogno di spiegarle niente.
3. “Last month when you came to visit
You played a set in the church in the city.
For Shirin you set your voice up high and you let go.
It made me cry.
So when you answer in July,
can you please do so in falsetto” e lui lo fa.
Scrivetevi sempre, siate gentili, rispondete prima che sia troppo tardi. Forse un giorno ci sarà qualcuno – probabilmente io – che raccoglierà le vostre conversazioni su Messenger e le pubblicherà in un libro, facendovi anche un po’ vergognare dei vostri errori ortografici e della vostra mancanza di tatto.
”All is quiet, but it feels like a bomb with a really long fuse”
Un verso di October: Election Day, la descrizione di questo 2018 finito da poco, ma anche il modo perfetto per raccontare questo bellissimo progetto.