Prima o poi sarebbe dovuto accadere. Francamente ad un certo punto abbiamo avuto paura che accadesse.
Forse volevamo quasi che non uscisse più, perché la botta sarebbe stata troppo forte in entrambi i casi.
E invece, dopo una trinità di listening parties, in una santa domenica di agosto Donda di Kanye West è finalmente arrivata.
Donda è madre.
Per soli 15€ su Amazon ti becchi Raising Kanye: Life Lessons from the Mother of a Hip-Hop Superstar, in cui Donda West in persona racconta la storia di Kanye dall’unico punto di vista valido, nonché il meno oggettivo in assoluto: quello della mamma. Siamo ad agosto del 2007, il libro è appena uscito e a breve Kanye sposerà la fashion designer Alexis Phifer, con cui sta da cinque anni. A questa ruota di successi, l’11 settembre si aggiunge Graduation, uscito dopo una lunghissima attesa dal primo annuncio che lo voleva fuori entro ottobre 2006, e accompagnato dal lavoro magistrale del mentore visuale di Kanye, Takashi Murakami.
In un’intervista a David Letterman, Yeezy racconta che proprio in quei giorni Donda West, che ben conosceva l’ossessione del figlio per l’artista giapponese, gli aveva donato un orsetto multicolore che a suo dire le ricordava i lavori di Murakami. “That ain’t no Takashi Murakami bear!” lo rifiuta prontamente Kanye, forse un po’ schifato dall’idea che la madre potesse associare due cose così lontane tra loro.
Passano due settimane. Donda West muore per una complicanza legata ad un intervento chirurgico. La vita di Kanye è sottosopra: il matrimonio con Alexis non si fa più.
Nel finale della storia che accompagna le note di copertina di Graduation, Dropout, l’orso alterego di Kanye, viene catapultato in un cielo pieno di nuvole. La casa di Kanye è sottosopra: l’orsetto della madre è stato trovato e oggi siede su una mensola che sovrasta le opere di Murakami.
Donda è casa.
Se la corsa alle presidenziali è stata l’espressione più materialista del valore che Kanye attribuisce all’idea di comunità, Jesus is King è stata di certo quella più spirituale. La stessa palette di sfumature incorporee ritorna in Donda, dove i cori sacrali di 24, New Again e Donda riferiscono il paradosso che la spiritualità può esistere senza la religione, che la casa è un luogo dell’anima e che la famiglia non sia sempre composta da fratelli che conosciamo.
Nel 2019 Kanye costruiva il prototipo di un villaggio sostenibile dove ospitare i senzatetto, costituito da cupole di forma organica che avevano l’obiettivo primario, più unico che raro nell’edilizia sociale, di essere accoglienti. La casa è un luogo sacro per Ye. E durante l’ultimo listening party ce lo ha dimostrato.
Donda è opera.
So Help Me God, disco che sarebbe poi uscito con il titolo The Life of Pablo, era stato annunciato con ben due anni di anticipo, per poi essere lanciato nel febbraio 2016 con un listening party in occasione della presentazione della terza linea Yeezy, e successivamente pubblicato in free streaming su Pornhub e continuamente rimaneggiato anche dopo l’uscita sulle piattaforme.
Rome wasn’t built in a day, ma nell’era del fast sembriamo averlo totalmente dimenticato. Volevamo Donda e la volevamo subito. E per la legge dei grandi numeri è possibile che, una volta arrivata, Donda abbia deluso le aspettative di molti. Eppure, solo a coloro che sapranno guardare alla big picture sarà dato l’onore di poter apprezzare l’attesa, la performance e il prodotto finale come elementi di un’unica incredibile esperienza, l’ennesima firmata Ye.
In occasione della morte di Maradona se ne sono dette tante sulla separazione dell’artista dalla persona, dell’estro creativo dalla follia terrena. Eppure, Kanye è l’emblema vivente del fatto che non esistono una persona ed un artista separati, perché non possono che essere una cosa sola.