Farsi male a noi va bene è l’album dei bnkr44, uscito in tre parti, spalmato su tre venerdì di novembre. Una mossa niente male questa qui, perché l’ascolto, prima spezzettato e poi nel suo insieme, ci ha permesso di cogliere meglio l’essenza di un progetto che il collettivo ha concepito come un viaggio a più tappe per esplorarsi e raccontarsi.
15 tracce racchiudono ambientazioni, umori e prospettive differenti, ciascuna necessaria e irrinunciabile al quadro completo: è come se ognuna delle loro voci fluisse nell’altra, pur mantenendo ciascuna il proprio colore. All’interno del collettivo empolese riconosciamo le individualità di Erin, Piccolo, Fares, Faster, JNX e Caph ma respiriamo un forte senso comunitario, suggellato dalla voglia di divertirsi, rischiarsela e anche di farsi male (se ne vale la pena).
Il linguaggio sonoro dell’album è lo stesso che ci aveva fatto drizzare le antenne in 44.DELUXE con l’aggiunta, a questo giro, di qualche good vibes in più. Ma a livello semantico, cosa si legge alla voce “bnkr44”? Quali sono le loro parole fondamentali? Lo scopriamo insieme al collettivo, subito dopo il player.
/per·se·ve·ràn·za/
“Farsi male a noi va bene” è il motto di un disco che parla di un bellissimo e intensissimo viaggio dove il dolore e la sofferenza sono fattori messi in conto e soppressi dalla perseveranza di chi è pronto a tutto per raggiungere la meta.
/do·ló·re/
Il progetto, per quanto riguarda le sue liriche, è come se si trattasse di un fascicolo di storie sofferte, raccontate da più voci e da più prospettive: tra relazioni tossiche e la confortevole solitudine, fino alla fatica e la paura di chi vuole raggiungere la vetta ambita.
/u·nió·ne/
Alla base di un disco collettivo e alla base di un gruppo che funziona, probabilmente c’è l’unione, e con questo progetto possiamo dire di aver raggiunto uno stato di fratellanza anni fa impensabile.
/co·ló·re/
La nostra etica di lavoro è quella di cercare ed impegnarsi per raggiungere e dare una “riconoscibilità” ad ogni progetto e singola traccia, questo spesso lo facciamo dando ad ogni canzone un colore, un concetto e un’ambientazione diversa, cercando di non ripetersi e sperimentare sempre di più.
/viàg·gio/
Il progetto è per lo più ambientato in un paesaggio urbano, diviso in tre parti, con una dinamica dal tramonto ad un temporale mattutino, in un viaggio dove i suoi protagonisti si spogliano raccontandosi le proprie sofferenze, fino all’ultima traccia, dove tutto sembra concludersi intorno a un falò di gruppo lontani da una città senza nome e persone.
/a·mó·re/
L’amore è alla base di tutto.