Quando tornano gli Inude qui a DLSO siamo sempre molto felici.
Lo scorso venerdì il trio si è risvegliato e ci ha risvegliati dal letargo con un nuovo EP intitolato “Primavera” perché rappresenta una vera e propria rinascita sonora.
In queste tracce gli Inude rifioriscono con la solita classe che li contraddistingue, pur evitando di ripetersi in cose già ascoltate: l’EP fa scoprire germogli di elettronica e rock su terreni finora inesplorati.
Ci siamo chiesti quali siano stati i semi di questa nuova fioritura, così gli Inude ci hanno portati nelle parole chiave del loro ultimo EP.
/ri·vo·lu·zió·ne/
Più volte nella storia la primavera è stata associata a delle rivoluzioni.
Durante la scrittura di quest’album abbiamo vissuto la nostra personalissima rivoluzione, cambiando il modo di vedere il nostro mondo e cercando di tradurre e riversare queste esplosioni interne in Primavera.
/in·tro·spe·zió·ne/
Ogni artista decide cosa comunicare con la propria arte in base al proprio modo di essere. Siamo tipi introspettivi e cerchiamo di buttare fuori quello che timidamente nascondiamo dentro. Spesso ci viene chiesto il significato del nostro nome nel quale c’è la parola “nude”. Inude racchiude il concetto del mettersi a nudo nel momento in cui i nostri sentimenti ed i nostri pensieri trovano forma all’interno delle nostre canzoni.
/ri·cér·ca/
Pensiamo che l’intimità rappresenti l’unicità dell’individuo ma cadiamo costantemente nel paradosso del sentirci banali. La verità forse è che davvero tutti ci assomigliamo ed è proprio questa la potenza della musica. Questo non significa potersi permettere di stagnare nella propria comfort zone, per questo siamo costantemente alla ricerca di nuovi stimoli sonori e nuovi modi di scrivere. Primavera è stato anche un modo per non ripeterci e motivo di ricerca per un nuovo modo di comunicare.
/i·stìn·to/
L’istinto è stata la prerogativa per la scrittura di questo disco perché venivamo dalla produzione del nostro precedente album “Clara Tesla” che è durata tantissimo e, per quanto pensiamo sia forse il nostro più grande lavoro in termini di esperienza e di costruzione della nostra identità sonora, volevamo cambiare per essere più diretti e concreti con la nostra musica. In questo è stato stimolante e determinante l’inserimento della batteria acustica come costante dei nostri pezzi (scritta e suonata da Fabrizio Semerano) e questo ci ha permesso di spingerci verso mondi da noi poco esplorati esprimendoci in maniera molto più istintiva e concisa rispetto al precedente lavoro.
/fra·tel·làn·za/
Noi tre siamo cresciuti insieme, ci conosciamo da più di 15 anni e se non fosse stato per questo non saremmo riusciti a lavorare a distanza perché quando abbiamo scritto i pezzi eravamo nel pieno del primo lockdown. Non è da tutti creare empatia nella musica senza il contatto diretto e questa nostra unione fraterna ha, ancora una volta, giocato un ruolo fondamentale.