Esattamente un anno fa Arca tornava dopo più di un anno di silenzio a sconvolgere la scena avant-pop con il secondo capitolo di una tragedia cibernetica in cinque atti: KICK.
Dopo aver calcato la scena con lo pseudonimo di Nuuro, l’approccio sonoro di Alejandra Ghersi Rodriguez aveva già avuto una sferzata significativa dopo la scelta di passare sotto il moniker Arca. L’omonimo album del 2017 suggeriva l’avvicinarsi di un punto di rottura definitivo con il passato: per la prima volta vediamo una sua foto in copertina, per la prima volta la tracklist è completamente in spagnolo, per la prima volta l’intenzione dei pezzi protende alla melodia più che alla pura texture elettronica.
Ma è all’arrivo di KiCk i, in piena pandemia nell’aprile 2020, che tutte le congetture su una nuova Arca prendono forma. Le collaborazioni con artiste internazionali del calibro di Björk, Rosalía, Shygirl e SOPHIE, insieme a nuove contaminazioni Pop, Hip Hop e Reggaeton reinterpretate in chiave spaziale e iper-futuristica, hanno fatto sobbalzare i fan della prima ora, alcuni dei quali hanno accusato l’artista venezuelana di aver compromesso la purezza dei suoi primi lavori.
Ma se è vero com’è vero che rimanere autoreferenziale e fedele a sé stessə spesso può portare un*artista verso il baratro del non ritorno, di fatto la nuova era che KICK ha aperto per Arca va celebrata come esempio e come monito. Perché mettersi in discussione è sempre linfa vitale di innovazione e rinascita.
Per questo in occasione del primo anniversario di KICK ii vogliamo ripercorrere questo enorme corpo d’opera in cinque atti cercando di capirlo a 360°: sfoglia per scoprire i cinque principali “perché” della pentalogia KICK di Arca.