Se hai perso un po’ di poesia è sicuro che la troverai nell’Ufficio oggetti smarriti di Mazzariello.
Il sad boy di Futura Dischi ha pubblicato il 13 gennaio il suo Ep di debutto che si compone di cinque perle in acustico, intrise di una malinconia accogliente e di immagini semplici che poi sono tutte tessere del mosaico di ricordi che l’artista ripesca in questa stanza immaginaria.
Dentro l’Ufficio oggetti smarriti ci trovi anche gli ascolti fondamentali di Mazzariello che per praticità abbiamo riassunto in 5 brani.
1. Parachutes – Coldplay
È la traccia di uno degli album più importanti della mia vita. Se sono ciò che sono e mi muovo seguendo una direzione (che ogni tanto perdo) lo devo proprio a Parachutes dei Coldplay. Questo a prescindere dall’aspetto puramente artistico, parlo proprio per quanto riguarda la mia persona. Il fatto che sia una canzone tagliata a metà (volutamente) che crea quel desiderio malinconico di volerne di più. Il minimalismo che c’è nella melodia della voce di Chris Martin e gli accordi semplici ma assolutamente non banali della chitarra acustica mi cullano ad ogni ascolto e mi fanno sentire al sicuro.
2. Beach Baby – Bon Iver
Non so se si capisce ma a me piacciono le cose minimal e malinconiche. Ma tranquilli, sto bene, grazie per averlo chiesto. Di Beach Baby mi affascina la complessità delle cose semplici. Questa canzone mi ha insegnato che, in molti casi, l’imperfezione è ciò che ci rende veritieri la maggior parte delle volte. L’imperfezione è la cosa “più perfetta” a cui possiamo tendere. Mi ricorda che sono un ragazzo, non una macchina. Poi le chitarre alla fine mi fanno volare.
3. Mr. Tambourine Man – Bob Dylan
Io bene o male l’inglese lo capisco, lo mastico anche. Però è divertente come questa canzone mi ha rapito senza che io all’inizio la capissi, proprio letteralmente. Il video del live di Dylan a Newport del 1964 mi ipnotizza ogni volta. Il fatto che lui e la sua poetica possano prendere così tanto le persone mi fa avere fede verso il fatto che le parole non sono solo parole, sono qualcosa di più. Ci sono così tante immagini sognanti, circensi, eteree nelle sue parole. “Let me forget about today until tomorrow” è una frase che ferma la confusione che ho intorno.
4. Poeti per l’estate – Francesco De Gregori
Per me è la sottile linea tra la poesia intrinseca nelle cose ed il poeta (o l’esasperazione di quest’ultimo). La spasmodica ricerca dell’arte che porta a banalizzare ciò che di per sé non va spiegato. La gara che c’è nello scrivere a tutti i costi qualcosa di profondo che poi ci fa rimanere a galla. La perdita della naturalezza e dell’immediatezza delle cose belle. L’ipocrisia, la gelosia degli artisti e la loro voglia di risultare per forza interessanti ci distoglie da ciò che è veramente importante. Parlo al “noi” perché sono sicuro che TUTTE le persone che si esprimono in varie forme d’arte hanno portano con se (seppur in piccola parte) queste ipocrisie.
5. Scomparire – Giovanni Truppi
La ricerca costante di dare un nome al male, come se già di per sé non ne avesse uno. Come se stare male ed il male fossero la stessa cose. La voglia di scomparire e di diventare un tutt’uno con l’altro, unendosi in un abbraccio (che è uno dei gesti più comuni che ci sia). Ho sempre creduto che i ponti che nel tempo si creano con altre persone possano in un certo senso aiutarci ad affrontare e percorrere meglio le difficoltà che, come i fiumi, ogni tanto straripano. Per me Scomparire di Giovanni Truppi è questo.