Nell’universo semantico di Lüzai la parola che fa da cassetto a tutte le altre è quella che dà il nome al suo nuovo EP, Uzay, che in turco vuol dire “spazio” e, nel linguaggio dell’artista di origine camerunense, assume il significato di luogo delle emozioni.
Qui dentro, convivono tutte le keywords del suo ultimo lavoro e, naturalmente, gli scenari emotivi che con esso Lüzai ha voluto raccontarci.
Dopo il player scopriamo le parole fondamentali che narrano le atmosfere oniriche e sofisticate di Uzay, spiegate dall’artista stessa.
/i·den·ti·tà/
È una continua ricerca per me. Il lavoro che ho fatto con ‘Uzay’ nasce da questo, da un qualcosa che in realtà è anche una necessità di conoscermi meglio. Volevo identificarmi nei suoni, riconoscere il viaggio in ogni passaggio, forse per appianare un senso di non appartenenza, di estraneità frutto di altre domande che mi sono fatta in passato. È interessante pian piano scoprire quanti posti abbiamo dentro, come un test del dna, il risultato può sorprenderti.
/li·ber·tà/
Penso di avere il privilegio della libertà, ma allo stesso tempo di vivere in una società che la soffoca, e non sempre la premia.
Le imperfezioni che tentiamo di correggere spesso sono la nostra forza trainante. Per molto tempo ho vissuto la diversità con timore, durante la creazione di ‘Uzay’ non ho rispettato canoni. In più, alcune regole non le ho ancora imparate e questo paradossalmente mi ha avvantaggiata. Ripenso a tutto il lavoro e vedo solo la volontà di esprimere me stessa liberamente.
/spà·zio/
Sono sempre stata affascinata dal cosmo nella sua accezione più spirituale: penso che non siamo soli, che tutto quello che esiste abbia una spiegazione “più grande”. Fin da piccola mi trovavi con la testa in aria per lo stupore: vedevo qualcosa, che ancora non so definire e in cui ho sempre voluto credere. Lo spazio rappresenta anche un posto vuoto per me, dove si può ancora creare tutto, dove siamo e non siamo. ‘Uzay’ in questo senso è un punto di partenza: ha risvegliato qualcosa in me e spero che possa anche essere utile a qualcun’altrə.
/a·nì·mi·ca/
Credo che alcuni impulsi agiscano a livello inconscio. Alcune idee che abbiamo scattano per motivi sconosciuti, partono da qualcosa che è proprio dell’anima. ‘Uzay’ è uno di questi. È stato creato in un tempo relativamente breve, ma gravitava e cresceva dentro di me da molto più tempo.
/spèt·tro/
Inteso come varietà di gradazioni cromatiche. È una parola che uso in ‘Uzay’. Penso che la specie umana sia questo: uno spettro continuo di colori, e le variazioni sono pressoché infinite. Siamo stati noi a ridurle, siamo noi a porci dei limiti. Lo scopo non è conformarsi ma accentuare le differenze, quelle che ci rendono unici.