Quando si parla di quella che fino a pochi anni fa definivamo superficialmente “musica colta”, ci piace immaginare storie romantiche, leggiadre, piene di mistero. E forse è quello che ci immagineremmo pensando al rapporto dell’immensa Ornella Vanoni con il Brasile. Per citare quell’intervista a Costanzo ormai diventata un meme, infatti, la Signora della canzone ha sempre “cantato benissimo il Brasile e tutta la sua malinconia, la saudade”.
Ma perché questo rapporto così carnale, intimo, prezioso di Vanoni con la terra del Redentore? Questa è la storia di uno dei rapporti più semplici e ben riusciti della storia della musica, di quelli che ci fanno sognare e viaggiare con la mente, ma che sono andati in modo ben diverso da quello che possiamo immaginare.
L’internet non straripa di informazioni sul rapporto tra la Vanoni e la musica brasiliana: per fortuna nel 1982 ci ha pensato il mitico Gianni Minà (scomparso peraltro all’inizio del 2023) nel suo celeberrimo Blitz a dedicare un intero episodio alla musica tropicale, dando parola diretta non solo a Ornella Vanoni, ma anche a Sergio Bardotti, figura autorale di spicco della musica leggera italiana, nonché fautore dell’incontro magico che ci porta oggi a scrivere questo articolo: quello tra Vanoni, Vinicius e Toquinho.
Racconta Vanoni: “Sono andata in Brasile una volta, ho sentito dei bei pezzi, sono tornata e ho detto, ma perché non proviamo…? La primissima canzone era Tristezza. E poi ho incontrato Bardotti e mi ha detto, ah! Anche a me piace tanto il Brasile, travolgiamoci insieme”. In effetti Bardotti, da lungo tempo innamorato del Brasile, cercava una voce vera, autentica, non troppo protagonistica ma incisiva, per cantare la saudade insieme alle persone con cui condivideva il campetto la domenica. Piccolo dettaglio non trascurabile è che i suoi amici del calcetto non erano i suoi compagni di scuola, bensì alcuni dei volti più noti del samba brasiliano, tra cui Chico Buarque e Toquinho.
Questo sodalizio italiano così felice tra Bardotti e Vanoni coinciderà con un momento storico estremamente buio in Brasile, in cui negli anni ’70 un’orda di musicisti (molti dei quali del movimento Tropicalia di Caetano Veloso, Gilberto Gil, Gal Costa e Maria Bethania) vengono costretti all’esilio dalla dittatura militare che non gradiva i toni rivoluzionari della musica popolare. Chico e Toquinho vissero a Roma per lungo tempo, ed è qui che avviene la magia: finiscono in studio insieme a una delle voci più autorevoli della cultura popolare di Rio, il poeta e cantautore Vinicius De Moraes, autoesiliatosi volontariamente in Italia per solidarietà ai suoi colleghi e colleghe.
È il 1976. In studio si chiacchiera, si scherza, si accordano gli strumenti. Vanoni, Vinicius e Toquinho non si conoscono che da poche settimane, ma hanno già passato insieme un tempo sufficiente per sentire che l’energia è quella giusta. Con La voglia, la pazzia, l’incoscienza e l’allegria, il produttore Sergio Bardotti corona finalmente il suo sogno: un’unica session in presa diretta in cui una delle voci più iconiche della musica leggera italiana incontra la malinconia del Brasile più autorevole, quello del samba, della terra, del popolo.
Insomma, una storia senza eroi, semplice, normale. Artisti che si conoscono tramite un amico in comune. Talenti sconfinati che non hanno bisogno di grandi eventi, perché gli eventi della nostra vita, la vita di tutti noi gente normale, sono già grandi. Per ripercorrere questo viaggio così speciale e malinconico nella semplicità della vita, abbiamo scelto alcuni brani brasiliani interpretati in italiano da chi ai brasiliani ha lasciato per sempre un pezzo di cuore: Ornella Vanoni.