“Invito per colazione” è un album musicalmente complesso, eccitante, inebriante, elettrico. È uscito il 19 aprile per Zebra Sound, ma siccome le cose belle durano in eterno e non hanno paura di morire, ve ne parliamo ora.
Simone Matteuzzi è cantautore e musicista, ha 23 anni e viene dalla nebbiosa provincia di Milano, anche se ha il mare negli occhi. “Invito per colazione” è il suo arzigogolato disco di esordio, un incontro la mattina presto con i capelli ancora spettinati, una condivisione dell’abitudine più intima della giornata. L’album inizia con il cinguettio di un uccello, la frutta, il basso, un rumore di conchiglie o di bigiotteria, un falsetto. Le mele. Sono passati soltanto trenta secondi ed è chiaro che abbiamo bisogno di sederci più comodi e di alzare il volume.
Poi dice “un botto”.
Sorrido.
Il rumore dell’accendino.
Ogni suono è un disco.
Approfondisco il sorriso e lo lascio andare.
“Invito per colazione” ha le vele spiegate, come un galeone, controvento. Dentro ci sono dei pezzi schizofrenici (Ipersensibile), dei pezzi di teatro e un lento dolcissimo da ballare scalzi e abbracciati mentre si pensa al futuro del mondo e ai cambiamenti climatici (Caldo). Caldo, mi sono accorta, non ha il ritornello. Nel momento in cui dovrebbe esserci il ritornello ha uno spazio vuoto, come se non fosse rimasto più niente da dire dopo “oh, ma non lo senti che caldo che fa?”. È un album che orbita attorno all’amore, le cellule pedalano lente verso un pomeriggio d’estate; Call Me By Your Name, il giardino dei Finzi-Contini, le stesse pulsioni di eccitante noia estiva, le dita bagnate dal succo di una pesca, il torpore esistenziale risvegliato dalle cicale, Rohmer, Oblomov.
“Il mio cuore si confonde col maestrale.”
Ascoltando il lavoro di Simone Matteuzzi ci accorgiamo che forse non esiste un vero e proprio posto per la bellezza, ma che la bellezza quando esce si prende tutto, tutto è il posto per la bellezza, e niente può impedire questo sentimento, il risveglio dell’anima, lo stiracchiamento dell’anima, la skincare dell’anima, l’Invito per colazione dell’anima (o qualsiasi cosa sia che si allarga dentro).
Vorrei essere un gatto inizia stridendo e diventa inspiegabilmente un brano orecchiabile con gli archi, anche se c’è una tromba impazzita, anche se dice le parole “orgasmica prospettiva” e “vorrei trascendermi”. È evidente che lo strumento c’è (parlo del cuore), applicato con stravaganza a suoni e strumenti sconosciuti usando la stessa intensità di ricerca per i suoni e per le parole. Il cuore scopre e la testa inventa.
“Invito per colazione” è un album che non porta chi lo ascolta a razionalizzare la musica, anzi, è un incoraggiamento a perdersi nel mondo della composizione, della produzione, del linguaggio, degli arrangiamenti, dimenticando le regole algoritmiche a cui siamo ormai abituati.
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Abbiamo chiesto a Simone Matteuzzi di consigliarci cinque brani fondamentali per capire la sua musica, il suo background, e un po’ i suoi gusti.
1. Il Re del mondo – Franco Battiato
Questa canzone mi ha insegnato la curiosità e la possibilità di tradurre in musica il fascino scaturito da una lettura, in questo caso per l’appunto “Il Re del mondo” di René Guénon.
Ricordo di aver scoperto questo brano solo qualche giorno dopo aver iniziato ad avvicinarmi al lavoro di Battiato e di esserne stato totalmente rapito.
L’aura mistica, misteriosofica ed eterea di questa musica e di queste parole mi ha rapito il cuore per restituirmelo colorato, imbrattato per sempre delle sue stesse suggestioni.
2. Fuori Dal Tempo – Bluvertigo
L’estetica timbrica, irriverente, giocosa, dissacrante e drammaticamente seria di quest’opera è stata fondamentale nella crescita del mio gusto per il sound e per la mia idea di “architettura” di una canzone. Pur rimanendo squisitamente pop questo piccolo capolavoro raccoglie miriadi di differenti sfaccettature in un perfetto delirio di elettronica, spoken, processing violento e finezze compositive (ciliegina sulla torta il finale, in cui un arrangiamento per sintetizzatore si tramuta con commozione in uno splendido quartetto d’archi, me ne innamorai al primo ascolto!).
3. Anidride Solforosa – Lucio Dalla
La poesia può essere musica, senza rinunciare a nemmeno un pizzico della sua poeticità.
In questo gioiello, poesia di Roberto Roversi musicata da Lucio Dalla, si rompono i confini della canzone per lasciare spazio alla dirompente interpretazione teatrale di Dalla che sembra vivere le parole come fossero fatte di carne, come se respirassero.
Questo è uno di quei pezzi che mi ha portato sulla strada dell’amore per gli switch. Due mondi paralleli quelli delle strofe e dei ritornelli, ma che fanno capo allo stesso commosso sentimento.
4.Workin’ Day and Night – Michael Jackson
Per quanto riguarda questo brano, ringrazio infinitamente mia mamma per avermi regalato il cd di “Off The Wall” di Michael Jackson quando ero piccolo.
Questo disco mi ha educato al groove, all’interesse per il ritmo, il feeling e i suoni percussivi. Penso che i primi cinque secondi di questo brano dovrebbero essere patrimonio dell’umanità, ascoltare per credere.
5.Bike – Pink Floyd
E qui invece, ho imparato l’amore per il disordine, per la simpatica follia, insomma per la psichedelia.
All’apparenza una buffa marcetta che nasconde un mondo onirico, strabiliante, che nel finale esplode senza posa lasciando attoniti.
Una canzone può essere uno scrigno, una superficie, un velo di Maya da scoperchiare per addentrarsi nei più reconditi meandri della mente, e questo Syd Barrett l’ha capito fin troppo bene.
+1 (direttamente da “Invito per colazione”)
Simone Matteuzzi – Vorrei essere un gatto
Scelgo questo brano tratto dal mio disco perché penso che, in un certo senso, possa raccogliere un po’ tutte le ispirazioni sopracitate.
Canzone dal titolo quasi sbarazzino, comico, ma che nasconde una verità alquanto amara.
Tripudio di struttura canzone interrotta da brevi ma intensi deliri psichedelici che fuggono il più possibile da ogni tipo di forma.
Spesso penso che “Vorrei essere un gatto” perché non vorrei avere una coscienza.
(Simone Matteuzzi suonerà al Linecheck (a Milano) il 21 novembre).