I FAKE P NON ESISTONO PIÙ. L’ALBUM CHE VI FACCIAMO ASCOLTARE IN ANTEPRIMA, LO SCARICHERETE GRATIS FRA QUALCHE GIORNO, COME GRATIS AVETE SCARICATO ANCHE LE PRIME DUE ANTICIPAZIONI. QUELLO CHE SEGUE, QUINDI, NON È IL CLASSICO STREAMING FINALIZZATO A PROMUOVERE LA VENDITA DI UN DISCO.
QUELLO CHE SEGUE, È UN REGALO D’ADDIO.
La genesi beat e psichedelica dell’album dei veronesi mi ammalia e mi incanta.
Credo che le derivazioni siano lampanti ed inequivocabili (parere mio) tuttavia ho poca voglia di sciorinare un inventario di altre band che mi ricordano i Fake P perché─dopo tutto─The True Fake è multiforme e creativo, un portagioie di suoni e di idee singolari, una scatola di melodie pop accattivanti che smuovono l’umore. Conversation piece è un’overture regale e raffinata con l’organetto e le trombe a colorare un disegno di per sé già straordinario e vagamente psichedelico. Drama scalfisce le orecchie con la sua pasta low-fidelity e fa sorridere per il suo ponte farsesco, con la patch di tastiera simil-Casio a cambiar tono alla canzone. Prieuré des basses loges mi spedisce in orbita con la sua cadenza cabarettistica e l’aura lievemente pop-soul. Fake V è un atto di riverenza alla new wave (l’intro vale almeno un centinaio di ascolti a mio parere), prima che sia Disappear a farsi avanti con un penetrante sintetizzatore nel finale (Monotron?), roba da far vibrare le viscere. La canzonatoria Seven recurring dreams è stravagante ed ingegnosa, dal tempo astruso e dalla cantilena estatica che stregherebbe chiunque. Il finale dell’album con Wasted, Happy End e Blitzkrieg (my favourite, sissignore) diventano d’improvviso il mio desiderio di vederli dal vivo. Un desiderio che non potrà realizzarsi. E questo, purtroppo… non è un fake.