Poche chiacchiere per Shaq, ci piace che a parlare sia la musica. è questo il concetto alla base del nostro discoraccontato®. Oggi è la volta dei Drunken Butterfly e del loro EPSILON in uscita il 25 ottobre per IRMA Records.
Di EPSILON il cs parla così: “Dopo aver esplorato, in questi ultimi anni, i territori del post rock nei suoi ambiti più dilatati, psichedelici e più basati su intrecci armonici, “Epsilon” è contraddistinto da una potente base ritmica sulla quale si innestano suoni cupi, secchi e taglienti ed una voce più gridata che cantata.”
I Drunken Butterfly, invece, ce lo hanno così spiegato, traccia per traccia. Shaq vi regala lo streaming in esclusiva. Ora sta a voi dirci che ne pensate.
EPSILON
La prima traccia, la colonna portante dell’intero album. Epsilon è il mondo orwelliano di 1984, il mondo nuovo di Huxley. Epsilon parla di eugenetica, controllo mentale e nuovi modelli di società. Perché oggi siamo tutti inebetiti davanti a ciò che ci propone la tv, appiattiti da una classe politica che ci vuole dormienti ed innocui. Il giro di sinth martella ossessivo, come una catena di montaggio, come un ingranaggio della fabbrica.
DANZA
Sinth e lastra d’acciaio usata come rullante. Vetro e ferro usati come fossero strumenti. Il testo non è altro che una rivisitazione della storia di Arianna e del minotauro. Qui, però, non c’è nessun lieto fine, Arianna non si salva, al contrario viene uccisa dal minotauro che, nell’atto di possederla, non riesce a controllare la sua forza. Una danza macabra scandita da un ritmo cadenzato che esplode nei ritornelli corti e potenti.
PICCOLO DIO
Questo è l’unico brano di Epsilon in cui la chitarra entra in maniera incisiva nella struttura, detta il ritmo e scandisce i tempi. Il testo è ispirato dal XXXIIesimo canto dell’Inferno di Dante, il girone riservato ai traditori. Nella nostra rilettura, i traditori sono i politici che hanno dimenticato i loro doveri, abbandonando completamente i cittadini, pensando solamente ad arricchirsi e a difendere i privilegi della casta. A questi traditori noi cantiamo tutto il nostro disprezzo.
ISTANBUL
Primo dei due brani strumentali contenuti nel disco. È un brano che serve ad allentare la tensione, a far riprendere fiato dopo le bordate delle canzoni iniziali. Non è un caso, infatti, che la sezione ritmica non è presente e l’incip del brano è basato sull’incrocio degli arpeggi di quattro arpe differenti. Le arpe ripetono sempre lo stesso giro all’infinito, creando un’atmosfera sognante e dilatata.
RISACCA
Un basso bello tondo, quasi alla Shellac, una base generata da una Korg Electribe ovvero uno “strumento” utilizzato dai DJ. Riflessioni dopo la fine di una storia, l’amaro che rimane in bocca, i rimpianti che riempiono il cuore. Ci siamo passati tutti ed è per questo, forse, che la canzone è maledettamente reale. La struttura è praticamente alla Nirvana, una strofa pulita che introduce ad un ritornello violento e distorto.
ALICE
Alice nel paese delle meraviglie. In questo brano abbiamo raggiunto la massima sintesi tra utilizzo del computer, strumenti suonati e sperimentazione. Nel finale, il suono di quella che dovrebbe essere una cassa è prodotto da un’autoclave. La struttura vocale è divisa in due parti: la prima in cui la voce è utilizzata come un qualunque altro strumento ed emette dei suoni, la seconda in cui Alice corre come il vento.
ASFALTO
Il testo è liberamente ispirato al romanzo La Strada di McCarthy. Scenari post apocalittici, la natura che si ribella, gli uomini che implodono per loro stessa voracità, fino a scomparire. È il brano più ballabile del disco, sezione ritmica quasi funky e l’elettronica dei sinth ancora una volta a farla da padroni sulle chitarre. Di primo acchito potrebbe sembrare un brano allegro, se soltanto i Drunken fossero capaci di scrivere una canzone allegra.
CINEMATIC
Brano strumentale che chiude il disco. Il ritmo è stato creato al computer, mescolando strumenti veri come la cassa, a barre di alluminio usate come rullante. Il fruscio che si sente in sottofondo è la registrazione di una cabina d’aereo durante il volo. Il finale è dilatato, le chitarre sono lasciate andare in feedback, creando dissonanze che si avvolgono ed accompagnano l’ascoltatore verso la fine dell’album.
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