L’autunno non si sta ancora esprimendo al meglio, ma i malanni -cristo- quelli sì. I need a dollar, ma anche un po’ di intraprendenza mattiniera non la sdegnerei. D’accordo, caffè.
Oggi nelle cuffie mi vengono a trovare i Pharm finalmente, dritti dentro la mia testa, e mi portano in dono il loro omonimo album in uscita per Face Like A Frog Records, un’incetta di vigoria sonora dalla grande forza espressiva. Sai (no?) quando trovi una colonna sonora per il libro che stai leggendo? Difatti il nuovo lavoro del collettivo romano richiama in vita suggestioni, foto istantanee, pensieri, pensierini e almeno un milione di miliardi di libri (ed altrettanti film).
L’overture Mrs Runciter apre il sipario su un lavoro logico ed eclettico, un itinerario sonoro variegato, il jazz, il punk, la fusione delle due cose, il delirio delle mie parole: tre note di chitarra riverberata e oscillante vengono ripetute all’infinito mentre una fitta caligine di noise, percussioni, reverse, voci, vocine e tumulti aleggiano e dipingono la tela. Credo sia questo l’argomento ricorrente del disco, uno strumento centrale e la rivoluzione tutt’attorno. Sorbetto lo conferma, col basso protagonista del brano che si fa largo mentre oscillatori e feedback fanno la guerra. L’Africano potrebbe esser stato scritto per Il pasto nudo di David Cronenberg, lisergico, cacofonico, vivido e maestoso: un elenco di aggettivi stravaganti per invitarvi ad almeno un milione di miliardi di ascolti. Buone cose a lei lascia spazio all’hardcore e alle distorsioni più ruvide, prima che il registro dell’album si indirizzi su toni psichedelici ed estatici (Joe Chip su tutte).
Torno a letto.
‘notte.