Scroscia il cielo. E l’intera città è intrisa dell’incazzatura della gente che odia questa stagione, me escluso (tiè). Poco importa. Il clima è consono ai Frozen Farmer e allo squisito extended-play targato Ghost Records che mi riporta alla memoria un giorno di una vita fa. La maestra legge senza fretta il dettato e la classe scrive meticolosamente sul quaderno. Poi alzo lo sguardo e vedo il mio compagno di banco che non sta affatto scrivendo. Guarda la pioggia fuori dalla finestra con fare rapito e a quel punto ho posato la penna e ho fatto lo stesso. Ora, ad anni di distanza, ho nelle cuffie Lay in my grave del quintetto folk varesino e l’appeal evocativo del brano, e di tutto l’EP, lascia uno residuo nostalgico davvero niente male. Gli arrangiamenti corposi e voluminosi di chitarra conditi dal mandolino e da una splendida batteria country rendono il lavoro amabile ed inappuntabile. Le atmosfere si trasformano a seconda dell’umore dell’ascoltatore e Death è prima tragica, poi fastosa; l’overture Pain of sorrow celebra le migliori pellicole di Kaurismäki (voce e basso a dominare il proscenio), Highways è una Camaro che galoppa, mentre Snow ritrova il pop e il buonumore. Da consumare preferibilmente in questa stagione, d’altro canto I’d better stay home.