L’arte di Marco ti lascia senza parole. Non c’è molto che tu possa dire di fronte alla bellezza oggettiva dei suoi lavori artigianali, certosini e conturbanti. Carta e pastelli colorati sono i suoi strumenti di lavoro prediletti. Se ti capitasse tra le mani uno dei suoi soggetti lo riconosceresti subito: per la forza con cui la mina affonda nel foglio, per la luce dei volti deprivati di qualsiasi fattezza umana che gli diano riconoscibilità, ma soprattutto per come riesce a raggiungere quella tonalità di blu da fare invidia a 100 pavoni messi in fila ad un concorso di bellezza. È la volta del figurativismo irreale di un artista schivo raccontato alla maniera di DLSO.
Il mondo intorno si rivede nei tuoi disegni o tu disegni il mondo intorno?
La prima, perché ho bisogno di un certo mondo per avere soggetti.
La casa editrice del cuore. Quella su cui sogni di vedere pubblicati un giorno i tuoi primi dieci anni di lavoro.
Hatje Cantz, un capolavoro totale di casa editrice, ho letteralmente consumato il catalogo di Yoshitomo Nara fatto da loro.
La forma d’arte che preferisci oltre l’illustrazione. Per arte intendo qualsiasi cosa fatta da Dio, anche l’arte dei pancakes o quella di fare le crêpes dello spessore perfetto.
In questo periodo sono innamorato di chi inventa certe serie Tv come “Breaking Bad”, “Mad Men” e “I Soprano”. È narrazione pura, che mi obbliga a rimanere in casa per giorni interi fino al momento della conclusione della serie.
Mi mandi una foto della scrivania su cui stai lavorando in questo momento?
Meglio di no, in questo momento in pratica ho un presepe li sopra… scopro zone che mi ero dimenticato esistessero e matite che mi ero scordato di aver comprato…
Col computer sai disegnare? Se mi dici di no, non sei spacciato?
No, e spero di non essere spacciato… l’ importante è la forza dell’immagine, il medium deve semplicemente essere quello che ti permette di lavorare nel miglior modo possibile… poi ho un grande amico che fa il fotografo (Andrea) e mi permette di avere la massima resa possibile per qualsiasi disegno.
Molte persone manifestano il loro apprezzamento al tuo lavoro su Facebook. Qual è la reazione, invece, quando aprono la tua Moleskine e toccano i disegni con le mani loro?
Non lo so, onestamente. Cerco di non essere presente nei momenti in cui il mio lavoro entra in contatto diretto con le persone. Fai conto che uno dei patti che ho con le gallerie d’arte con cui collaboro è di non conoscere mai i miei collezionisti.
Se fossi su un’isola deserta, con cosa disegneresti?
Forse in quel caso farei sculture. Sarebbe più divertente se fossi solo…
Nelle tue illustrazioni si nota spesso una prevalenza di rosa e di blu. Casualità o un omaggio a Picasso?
Lavoro sempre con i colori complementari, fino a due anni fa potevi vedere una prevalenza di rossi e verdi. In questo periodo il blu e il rosa sono i colori che mi piacciono di più e che riesco a gestire meglio.
Perché un’ ”Enciclopedia sugli animali impossibili”?
Perché volevo rappresentare le passioni umane prendendo come soggetto gli animali. Ad esempio “The Moralist” se lo guardi bene è il tipico vicino di casa o di studio che abbiamo tutti che ha mille occhi per controllare le persone che abitano vicino a lui nel tentativo di fare la morale sulle vite degli altri.
Se ti dico Dance Like Shaquille O’Neal, cosa mi disegni?
Il 32 dello Shaq degli esordi con gli Orlando Magic.