Mi hanno sempre incuriosito le ondate musicali, se mi passate il concetto barbaro e semplificante. Ma sì, insomma, quel fiorire in un determinato (e generalmente breve) periodo di tempo di proposte che in qualche modo sembrano essersi influenzate a vicenda, o in ogni caso aver subito la stessa fascinazione, o se credete (in tutti i sensi) la stessa folgorazione mistica.
L’underground del nostro (ex) belpaese da almeno 2-3 anni continua a sfornare band che hanno come segni distintivi un approccio aggressivo (si veda alla voce: sezione ritmica da denuncia per disturbo della pace sociale), la pressoché totale assenza di melodie riconoscibili, una scarsissima propensione a riconoscersi in un genere preesistente (che a volta si tramuta in vero e proprio rifiuto del confronto con il passato), la capacità di dire (e dare) tutto nell’arco di 3 minuti, una spruzzata di cori che non fanno mai male, ma soprattutto quel cantato – talvolta persino un po’ incerto, all’orecchio del purista – che vorrebbe essere (punk? hardcore?) ma alla fine invece se ne va per conto suo, vero maestro spirituale che guida il rito di purificazione di un pubblico che può andare dalle 15 alle 150 unità, senza che lo spettacolo di questa liturgia contemporanea ne risenta minimamente. Ultimo ma non ultimo, tendenzialmente queste band si riconoscono immediatamente tra loro, si incrociano spesso, “splittano” i dischi e i live, si sostengono: è forse l’ultima vera Scena rimasta, in questo periodo di guerra tra poveri, insulti gratuiti, bisogno di fondare la propria legittimazione sul dissing.
Chissà cosa ne direbbe un sociologo. O tempora, o mores! A dire: ci fate sputare sangue, vi ricambiamo con i nostri schiamazzi notturni; ci fate perdere i migliori anni nell’inedia e nell’impossibilità di costruire un futuro, vi ripaghiamo ergendo alcuni di noi a paladini della guerra contro il profumo di spezie di stocazzo dell’ultimo deodorante in voga tra le signore per bene, schiacciandoci addosso a riproduzioni in miniatura di palchi e di concerti epici (vorremmo, ma non possiamo) e urlandoci in faccia, dito indice puntato verso non si sa cosa, tutte le parole che ci mangiamo quando è alto il sole e che ci fanno sentire uniti e uguali a tanti perfetti sconosciuti, la notte.
Basta così. Questa è una specie di mappa dell’emocore/screamo/postpunk/chiamatelocomevipare più underground che ci è capitato di ascoltare (nei mesi scorsi vi avevamo già parlato dei Vacanza, degli Heisenberg, dei Meraviglia, di uno Splittone importante e di quelli che forse potremmo considerare i “capostipiti” di questa bella famiglia: gli Altro), e che secondo noi dovreste ricordarvi, di questo 2012. In ordine rigorosamente casuale. Click sul nome per saperne di più.
LANTERN (Rimini)
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RIVIERA (romagnola)
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NIENT’ALTRO CHE MACERIE (Milano)
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SHIZUNE (Vicenza)
SCARICA GRATIS Mono no aware: between eternity and the burial (Ep)
DIMAGGIO (Perugia)
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PEDALO’ (Napoli)
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…e vi segnaliamo anche qualche etichetta che merita di essere citata per il lavoro che porta avanti investendo anche su queste band:
TO LOSE LA TRACK, FALLO DISCHI, STOP!RECORDS, TWO TWO CATS, MIACAMERETTA RECORDS