Tribalismi e geometrie: queste le linee salienti delle illustrazioni di Martina Merlini. Enormi animali dal passo felpato si aggirano per le pareti dei luoghi che allestisce quando organizza un’ esposizione, sotto maschere africane disegnate a grafite che sembrano fatte di legno vero. Dei suoi disegni si riconoscono subito il tratto personalissimo capace di definirne l’intero stile e una ricerca antropologica alla base che suggerisce l’immaginario da cui attinge ispirazione. Se ti capita un suo lavoro tra le mani, stai certo che il secondo lo riconoscerai ad occhi chiusi.
Quali sono i tuoi paradigmi di giudizio quando guardi un’ illustrazione?
Intendi una mia illustrazione? L’equilibrio tra forme e colori, tra tecnica e soggetto. Ma funziona solo se si parla del mio lavoro, molto spesso mi imbatto nel lavoro squilibratissimo di qualcun altro e ne rimango incredibilmente affascinata, probabilmente proprio perché non riesco a non fissare l’equilibrio come punto fermo costante della mia produzione e mi chiedo come qualcuno ci riesca così naturalmente.
Quanto conta la geometria nella tua vita?
Quanto basta: è importante non valicare quella linea invisibile che separa la passione dall’ossessione. Con la geometria è facile, non riesco però a non raddrizzare ovunque mi trovi ogni quadro che vedo appeso storto.
Mi spieghi come riesci a dipingere interi pezzi di pareti senza perdere il senso della proporzione?
In realtà non è il mio forte. Quando vedo facciate intere di palazzi con soggetti figurativi, allora si che mi chiedo dove sta il trucco; per quanto mi riguarda, anche qui la geometria viene in mio soccorso, è solo questione di calcoli e strumenti adatti allo scopo. Preferisco invece mantenere il figurativo su parete in dimensioni ridotte, dato il medium, grafite e gomma, trovo si riesca ad apprezzarne meglio la delicatezza.
L’aneddoto che funziona sempre alle cene con gli amici.
Di quella volta che hanno svaligiato la mia tenda a 3 posti mentre ci dormivo dentro, e hanno avuto anche il tempo di scegliersi quali cd accaparrarsi!
Quella cosa che non ti riesce mai nonostante tutto l’impegno possibile, tipo indovinare la fila giusta alla cassa del supermercato.
Vincere ad un qualsiasi gioco di società. Non ho fortuna, nemmeno un briciolo. Alla consueta tombola natalizia c’è un cesto di premi di consolazione creato appositamente per me.
Ci mandi una fotografia della scrivania su cui stai lavorando in questo momento?
Scambiamoci qualcosa. Io ti passo un bel disco, Hardcourage, l’ultimo di FaltyDL. Te che mi lasci?
Ti lascio uno dei miei film preferiti di sempre, “Musica Per Vecchi Animali”, semi sconosciuto e quasi introvabile. Un film di Stefano Benni e Dario Fo, tratto dal libro dello stessi Benni, “Comici Spaventati Guerrieri”, anche questo semi sconosciuto e quasi introvabile, girato in gran parte a Bologna, la mia città.
I festival di illustrazione a cui un appassionato o un addetto ai lavori non deve mancare.
Uno su tutti in Italia: “Bilbolbul”, festival bolognese di fumetto e illustrazione che si tiene a Bologna da 7 anni (quest anno 21-24 febbraio). Oltre ad essere uno dei più interessanti eventi del genere in Europa, sicuramente il più vario in Italia, è un importante momento di incontro tra tutti noi disegnatori, autori e piccoli editori e si espande a macchia d’olio in tutta la città con tantissimi incontri, mostre e concerti.
Un’ossessione di cui ti vorresti liberare.
La fastidiosa abitudine di suddividere il tempo in mezze ore; se per esempio devo uscire di casa, l’ideale è farlo alla ora spaccata, o alla mezza. Chiaramente non essendo io totalmente spacciata mi concedo libertà a questa piccola regola auto imposta ma sempre con un po’ di fastidio.
Se ti dico Dance Like Shaquille O’Neal, cosa mi disegni?