Si dice che il miglior modo di valutare una band, sia di vederla live, così qui a DLSO vi parliamo dei Girls Names partendo dal loro live del 29 ottobre.
– il comitato
“Chris Richards ha scritto un articolo sul Washington Post in cui si lamenta del numero eccessivo di gruppi musicali dai nomi poco fantasiosi. Al festival di Austin di quest’anno ne ha contati sei che hanno nel nome bear (orso) e due panda. Sette hanno usato gold (oro), compresi i Golden bear. I Marshmallow ghosts erano uno dei sette gruppi con la parola ghost (fantasma) nel nome.Tu cerca di essere originale.”
Questo è quello che mi ha predetto Rob Brezsny, astrologo de L’internazionale, meno di un mese fa. Io mi sono innervosita perchè cercavo una certezza sull’esame di glottologia, ma poi, lo ammetto, più di una volta ho riciclato queste considerazioni chiacchierando con i miei amici.
Qualche giorno dopo, al circolo degli artisti i GIRLS NAMES aprivano il concerto dei Craft Spells, ed io ho fatto tutto il tragitto pensado alle dum dum GIRLS, alle vivian GIRLS, ai GIRLS, a quelle zarre delle GIRLS aloud, e ovviamente alle spice GIRLS, eroine della mia pubescenza. E riflettevo, cavolo io un gruppo lo chiamerei “cheppalleilraffreddore” o al massimo “PIÙ SUGO PER TUTTI”.
Arrivata in sala, ho aspettato che entrassero, curiosissima di vedere che facce avessero, con in tasca una sola certezza: aver consumato DEAD TO ME, primo vero e proprio cd della band (tough love records) e aver girovagato per casa languida, con la scopa in mano , per giorni e giorni strillando roca “BURY ME IN A WALL OF SOUUUUND”.
I tre ragazzotti entrano, e anzi la bassista è una donzella, scommetto 2 free drink che è appena scesa dal trattore e che in camerino ha la sua sputacchiera personale. Gli altri due hanno facciazze gonfie e stropicciate, sopra ci leggi gli inverni irlandesi chiusi nei garage a suonare con le mani paonazze e rattrappite e la sensazione di essere sempre nel posto sbagliato.
Un live breve e scuro, le chitarre distorte al punto giusto, il vocione pieno,i riverberi poco arroganti, niente smancerie, un accento che incanta, un pedale fatato che ha fatto ripetere per tutta la sera al mio vicino “ma come lo fa quel suono?”.
Su “black saturday” Cathal Cully ha perfino accennato un sorriso romantico, io ho pensato che noise-pop non sempre è una parolaccia, ho stretto felice il bicchiere tra le mani, consapevole che se fossi rimasta a casa a guardare Ballarò poi me ne sarei pentita.
Nonostante il nome contenga la parola GIRLS ( e San Francisco non sia coinvolta ) il trio di Belfast suona forte, è sporco, esistenzialista, malinconico e a tratti tenerissimo.
In attesa di rivederli in Italia, magari per una data tutta loro, qui potete ascoltare il loro ultimo singolo, “Black Saturday”.
Altre tracce che hanno seminato sul web sono il 7″ coi brilliant colors e la mia preferita: un rifacimento della sigla di twin peaks, il motivetto stra famoso e un po’ inquietante di Angelo Badalamenti (clicca per scaricare).
» Girls Names – Tumblr
– Stefania Giordano