Rocco è un giovane illustratore di origini lucane, ma ha scelto di vivere a Milano come molti appassionati della sua stessa arte. Io l’ho conosciuto un giorno, per caso, credo di ricordare fossimo ad un compleanno, e mi colpì subito per il sorriso sincero, spazioso ed accogliente. Da allora ho sempre seguito i suoi lavori con una certa curiosità, finché la maturazione non è arrivata al punto tale di meritare un’indagine più approfondita. Ed eccolo, Booze Potato, con i suoi disegni dalla filigrana infantile e di gusto concettuale.
E sì, mio caro Rocco, poiché credo fortemente nel rinascere e divenire, una pecora può trasformarsi in un delfino.
Booze Potato. Immaginando il motivo dietro la scelta di Booze, perché Potato?
In realtà Booze sarebbe un sostantivo. Questa domanda fa ridere. La scelta della parola Potato proviene da una ricerca casuale, ovviamente anche da una passione.
A quanti anni hai deciso che illustrare sarebbe diventato il tuo lavoro?
Disegnare non è il mio lavoro è una passione a volte retribuita. Disegno da quando ero piccolo. Ricalcavo le fotografie dei miei genitori fino a rovinarle. All’asilo rubavo scatole di gessi alle suore e correvo a disegnare sui muri nel giardino.
Cosa ti manca di più della tua piccola Lucania?
Il rumore del gregge di Pasquale al rientro dal pascolo. Vedere mio zio di 90 anni che si piazza ogni domenica mattina all’angolo della strada per stare al sole, freddo o caldo che faccia. La focaccia, il vino, l’odore della cantina e l’alzarsi la mattina alle 4 per andare in campagna e guidare in mezzo al nulla. Basta.
Raccontaci l’evoluzione del tuo mondo. Quali sono i primi ricordi che associ alle tue illustrazioni e come definiresti lo stile che hai adesso.
Guardavo tanti cartoni animati. A scuola avevo sempre più pennarelli che penne. Spesso scrivevo con quelli. Sul banco usavo ogni settimana stendere degli A3 che fissavo con dello scotch. Ci scarabocchiavo, poi li staccavo e li conservavo.
Chi ti ha insegnato a disegnare?
Nessuno. Mio padre era sempre in giro e spesso mi portava libri e storie da colorare. Uno dei libri a cui sono più affezionato è Cristoforo Colombo, illustrato da Milo Manara con testi di Enzo Biagi. Per il resto staccavo, ritagliavo e prendevo ogni cosa che mi piacesse. Una volta rubai in chiesa un vecchio libricino di santini perché mi piaceva l’effetto della stampa al tatto.
Ci mandi un fotografia della scrivania su cui stai lavorando in questo momento?
L’illustratore che più ispira il tuo lavoro oggi.
Non ho delle preferenze. Guardo molto cinema e appena ho del tempo lo investo per guardare cosa c’è in giro e fare un viaggio. Cerco di essere il più possibile spontaneo. Le tendenze sono virus.
Per cosa metteresti la firma subito?
Domanda con sorpresa. Pensi sia possibile trasformare una pecora in delfino?
Gli ultimi soldi meglio spesi.
L’altra sera ho bevuto della birra buonissima. Si chiamava Noel.
Se ti dico Dance Like Shaquille O’Neal, cosa mi disegni?