“L’Oceano Quieto” è il primo vero album de Il Buio, band vicentina che si è già fatta notare, e parecchio, per il 7 pollici “Via Dalla Realtà”, per cui piovevano recensioni entusiastiche. Dopo aver recensito il disco, lasciamo spazio alla band per il discoraccontato®.
Parole alla Polvere
Il giro principale, su cui poggiano gli accenti di basso e pianoforte in apertura, è stato scritto molto tempo fa. Una volta terminato il testo, abbiamo capito subito che quello era il giro ideale per le parole con le quali inizia il brano e il disco intero. Alcune di queste sono state suggerite da “Cecità” di Josè Saramago. Non per il significato inteso dall’autore ma per l’immagine evocata.
La morte della parola è la morte di noi. Di quanti dialoghi e parole vuote si alimentano le nostre relazioni?
Marionette
Una delle prime canzoni scritte per questo disco. Un po’ “Converge”, all’inizio.
Connessa a “Via dalla Realtà, 7”, “Edonè: il Clochard” e a “Sam”, può rappresentare l’idea della fuga nell’immaginario di chi ha cambiato occhi. Un primo tentativo di tradurre riflessioni e pensieri in atti concreti, macchiato però da un più forte sentimento di rifiuto.
Per noi, un primo tentativo di raccontare un sentimento comune di ribellione attraverso le scelte di un personaggio. Ecco perché Mario è ognuno di noi.
Nel Vento Freddo
Un giro di chitarra pescato dal 2004.
Immagini raccolte in una serata ventosa.
Il buio più profondo in ognuno di noi, i sentimenti nascosti nati dalla resa, la reazione al dolore, quanto è comune, come lo rincorriamo continuamente.
Da Che Parte State
Idea: una “Which side are you on” italiana (brano originale di Florence Reece del 1931).
Come però? Il rischio è risultare anacronistici e drammaticamente fuori luogo, dato che si parla di “versione italiana”. Prendiamo allora solo l’idea di poter, per una volta, concederci il lusso di riferirci direttamente a chi ascolta. Finisce però che non si sta chiedendo nulla a nessuno.
Un pezzo importante per capire il disco, in quanto evidenzia le immagini e il filo conduttore che legano i vari brani.
Edoné: il Clochard
Andiamo ad un concerto di amici a Bergamo e succede che passo la serata in compagnia di un senzatetto. La canzone raccoglie qualche pezzo di frase, qualche immagine e qualche riflessione scaturita dall’incontro.
A volte sembra quasi raccontare uno dei possibili futuri di Mario. Forse è un’altra delle sue possibili scelte dettate o meno dal rifiuto, un altro personaggio che ha scelto una via differente o, come “Marionette”, uno dei possibili passati di Sam.
La voce sporchissima all’inizio del brano è di un anziano signore irlandese che, ammutolendo l’intero pub, decise di poggiare il bicchiere e regalare a tutti una canzone.
È Notte Qui
Il testo per buona parte è stato preso da una nostra vecchia canzone. Una delle prime, mai registrata e suonata solo un paio di volte dal vivo. Raccoglie pezzi anche di altri testi, scritti da più componenti della band.
Il finale doveva essere una cosa tipo “Via Chicago” dei Wilco e quelle parti stramegacaotiche in stile The Mars Volta. Certo!
Naufraghi e Viandanti
Uno dei primi brani scritti. Lo suoniamo dal vivo da un bel po’. In genere è il pezzo di chiusura.
Il testo nasce da frasi raccolte nel tempo e lasciate a metà. Se si vuole, rappresenta la resa e la stupidità che questa nasconde. L’indifferenza. Di chi? Di chi l’ha scritto.
Altro pezzo “chiave”. Sembra dare voce a più persone, ma non è esattamente così.
Il ritornello, “viandanti in bici su binari perduti”, è stato suggerito dal titolo di un articolo di giornale, rimasto indelebilmente scolpito nella memoria.
SAM
Sam è nata letteralmente sorvolando il Lago Michigan a bassa quota. Si vedevano le spiagge, i paesini sulla riva, i camper e le roulotte.
Osservare dall’alto quel paesaggio è stata l’idea per creare il personaggio di Sam, un vecchio che passa gli ultimi anni della sua vita ad osservare le persone e a trascrivere tutto ciò che fanno.
Una sorta di antropologo autodidatta. Chissà cosa leggeremo nei suoi diari, quando verranno ritrovati.
VIA DALLA REALTA’, 7
Questa canzone inizialmente si chiamava “Il Matto” ed era dedicata a quel fantastico personaggio che è stato Luigi Fortunato Marsetti, leggendaria figura che ha popolato le nostre adolescenze.
La scintilla è scoccata ascoltando e leggendo “Desolation Row” di Dylan. Anche lui riempiva i suoi testi di personaggi e simboli, in un qualche modo, emblematici di quella società e di quel tempo e quindi abbiamo cercato di utilizzare la figura del matto, da sempre fonte di mille racconti, per chiederci se sono veramente “quelli” i matti o se in realtà lo siamo noi. Siamo più lontani dalla realtà noi, con tutto il nostro consumismo compulsivo, le nostre fobie e le nostre gabbie mentali o coloro che vivono senza questi filtri?
Ah, la persona che sentite all’inizio e alla fine del pezzo è conosciuto come “il matto della Conca”, un quartiere di Thiene, l’unico vero specia guest del disco!
WEST
West è il mondo che abbiamo ricevuto e che contribuiremo a dare alle future generazioni.
È l’individualismo estremo senza la volontà di innalzare il punto di vista in un quadro più ampio.
West è preferire perdere ciò che siamo piuttosto che ciò che crediamo essere.