Oggi faccio la lucertola e mi cuocio al sole.
Ho in mente che non vorrei essere da nessun’altra parte in questo momento.
La lucertola chiude gli occhi.
E gli torna alla mente un concerto visto un anno fa. Pressappoco.
A pranzo vengono a farmi visita i Did che, dritti dentro le mie orecchie, arrivano e mi portano in dono Bad Boys, il loro secondo lavoro in uscita per Foolica Records, dopo il debuttante Kumar Solarium del 2009. E il lavoro dei ragazzacci di Torino svela tutta la personalità, la compattezza e la connessione di chi ha voluto ricercare e saggiare i beat più disparati, attraverso synth essenziali ma mai asettici, voci effettate e groove decelerati di chi non ha fretta.
Ti voglio coinvolgere in quello che è il mio punto di vista.
C’è la disco del prologo You Read Me ornata di vocoder e chitarre funky, l’afrobeat di Belong To You, c’è il trip-hop di Mastroianni Keep It Real (la più bella del reame), c’è un tuffo nelle acque dell’hip-hop con MVP e Coin Slot, cadenzate, sognanti, positive. C’è anche l’indie britannico di Voci Pazze.
La lucertola sonnecchia e gli torna alla mente un concerto visto un anno fa. Did sul palco dell’Ypsigrock, basse, sub-basse, dancefloor, groove e batteria violentata nel finale: Bad Boys from Turin.
L’evoluzione dell’outro All We Desire Slightly Happens è scritta a puntino, con tutta la mansuetudine del mid-tempo: di chi non ha fretta e di chi è bravo a raccontare le storie a finale aperto.
Di chi oggi fa come me, ad esempio.
E si cuoce al sole.
Nel mentre in cui, là fuori, le bande armate di ragazzi cattivi…