Davide Bonazzi mi ha fatto venire subito in mente i lavori di un altro grande illustratore italiano: Emiliano Ponzi. Insieme, abbiamo discusso di evasioni personali, libertà, paragoni e rime. È molto bravo con le parole, ma scrivere tweet invece non è proprio il suo forte. Eccezionalmente di giovedì, un nuovo pomeriggio in compagnia di Passaporto.
Il tuo ultimo lavoro e il primo che hai realizzato.
Ho finito da poco di illustrare una serie di copertine di romanzi per una casa editrice statunitense. Ora sto facendo un’illustrazione per il Wall Street Journal e un paio di copertine per Loescher. Il mio primo lavoro (pagato) consistette in disegni spiritosi per t-shirts e felpe, nel 2004.
Troppo facile se paragono il tuo stile a quello di Emiliano Ponzi?
Emiliano Ponzi è un grande illustratore. Sicuramente ho imparato molto da lui, così come da tanti altri: Guy Billout, Beppe Giacobbe, Art Spiegelman, Guido Scarabottolo, Adelchi Galloni, per arrivare ai più recenti Shout, Tatsuro Kiuchi, Mark Smith, Noma Bar, Anna Parini e molti altri. Mi piace uno stile fatto di nitidezza, luminosità e colori piatti, che racconti una storia o un concetto con immediatezza. Credo che le radici più profonde di questo stile vadano cercate nell’opera di Magritte, di Edward Hopper, di alcuni artisti pop, nei fumetti a “linea chiara”. Quindi il paragone con Emiliano Ponzi ci sta (spero piuttosto che non disturbi lui), ma penso che le fonti siano più lontane.
Ce li avevi gli album da colorare da piccolo?
Ne avevo qualcuno, ma preferivo disegnare e colorare su fogli bianchi. Mi piaceva molto anche disegnare su fogli scritti a macchina, fra una linea e l’altra.
Libertà è: avere il tempo di fare tutto.
Ci mandi una fotografia della scrivania su cui stai lavorando in questo momento?
La mia scrivania è sempre un disastro. Qui l’ho anche sistemata un po’ per l’occasione.
Ti ha deluso di più il lavoro o l’amore?
Non mi sento in credito verso nessuno dei due. È chiaro che a sedici anni, ad esempio, hai delle aspettative che col tempo vengono ridimensionate. Per dirne una, il mio sogno di diventare un regista artista musicista dandy milionario entro i 25 anni non si è avverato.
Illustrare fa rima con?
Illustrare fa rima con cercare, trovare, raccontare, giocare.
La tua personale forma di evasione.
Ne ho diverse, dipende anche dai periodi. Il calcio o il tennis sono fra queste, anche se l’evasione più grande rimane sempre disegnare.
Se dovessi scrivere un tweet dopo questa intervista, quale sarebbe?
Non ho molta fantasia per i tweet. Direi “Mia intervista #DanceLikeShaquilleO’Neal”, ma si accettano suggerimenti.
Se ti dico Dance Like Shaquille O’Neal, cosa mi disegni?
Disegnerei Shaq che se ne infischia della tattica e segue le orme di Tony Manero.