Se avessi saputo prima che in passato ha lavorato come barista, avrei capito subito perché il tema dei cocktail ricorre così spesso nei suoi lavori. Andrea Manzati, in arte Alconic, disegna con le mani, con la testa e col cuore. Non è una frase fatta: usa le mani per modellare minuziosamente la plastilina con cui gioca a fare lo scultore, in testa immagina i suoi soggetti prendere vita e il cuore lo mette in tutto quello che fa, come rivela in queste risposte. Grazie, Andrea, c’è un gran bisogno di persone come te.
La tua vita attuale corrisponde a quella che sognavi dieci anni fa?
Vediamo… Dieci anni fa collaboravo con un piccolo studio qui di Verona, e lavoravo part-time con un altro. Cercavo di imparare il più possibile durante il giorno, poi di sera a casa mi mettevo a disegnare. Il mio sogno allora era di disegnare per lavoro e di far parte di uno studio, sognavo anche di viaggiare continuamente e di avere una casa mia. Diciamo che ci sto ancora lavorando.
Ilustrare con la plastilina: missione impossibile o un gesto naturale per te?
Ho iniziato a lavorare con la plastilina con quei matti dello studio Happycentro, dove veniva spesso usata per realizzare illustrazioni e animazioni in stop-motion. Me ne sono subito innamorato, è un materiale divertente che permette inoltre di staccare un po’ la testa dal computer col quale bene o male passiamo sempre troppo tempo.
Confidaci un segreto che non sa nessuno.
Ho gravi difficoltà nel disegnare le stelle. Beh, qualcuno ha già avuto modo di scoprirlo.
Come si fa a non scadere mai nella banalità?
Sperimentando. Cerco sempre di ritagliare del tempo durante la giornata per provare cose nuove. Può essere uno stile di disegno diverso da quello che di solito faccio, può essere provare un pennello nuovo, una tecnica di disegno o pittura che non so usare, cerco di imparare sempre qualcosa e magari di mescolare tecniche diverse per arrivare ad un risultato inaspettato. Spesso fallisco, ma quando mi riesce qualcosa di buono è la cosa che più di tutte mi dà soddisfazione.
Ci mandi una fotografia della scrivania su cui stai lavorando in questo momento?
Hai mai fatto un lavoro che odi?
Intendi in generale o come illustratore? Se intendi in generale, lavori che ho odiato ne ho fatto parecchi. Non avendo frequentato l’università ma un istituto tecnico serale, ho iniziato a lavorare da molto giovane e tra barista, edicolante, operaio in una stamperia, volantinaggio, etc ho capito presto l’importanza di trovare un lavoro che piace davvero e che dia vere soddisfazioni. Ho cercato sempre di impegnarmi al massimo per raggiungerlo. Se invece intendi come illustratore, alla fine del mese si guarda allo stipendio e per forza di cose qualche lavoro non piacevole a volte si è costretti a farlo. Diciamo che con il tempo sto riuscendo a lavorare solo con bei clienti e con progetti interessanti, spero che tutto questo non si fermi.
Scrivere la propria bio in tre righe: aiuta a dire solo le cose importanti o sottrae la parte più bella del proprio vissuto?
Direi la prima, meglio sintetizzare su internet. Per raccontarsi meglio ci sono le interviste!
Il tuo lavoro aiuta a socializzare o rende soli?
Tanta libertà e poca socializzazione, almeno per il momento. Se continuavo a fare il barista sicuramente socializzavo di più. Spero che in futuro questo cambi e possa affermare diversamente, mi piacerebbe far parte di un collettivo riunendo persone in gamba con diverse formazioni ed esperienze alle spalle, e vedere cosa ne viene fuori.
Cosa consideri casa tua, oltre quella in cui vivi?
Bella domanda. Non ho mai avuto una casa di proprietà. Ho vissuto gran parte della mia vita come custode di una villa di campagna con la mia famiglia. Siamo poi stati costretti ad un cambio di casa forzato. Visto che ci ho vissuto la maggior parte del mio tempo, considero casa mia la campagna.
Se ti dico Dance Like Shaquille O’Neal, cosa mi disegni?
Una scarpa che tiene il tempo.