foto di Serena Veneziani/Alfredo Chiarappa/elita photo
elita non delude mai. Il festival parallelo alla Settimana del Design milanese si conferma anche quest’anno uno dei picchi qualitativi più alti che la città è in grado di raggiungere ogni 365 giorni. Premesso che l’offerta musicale qui è ottima e diversificata ogni weekend, questa volta la crew di elita è riuscita a fondere perfettamente chicche per veri appassionati, clubbing divertente e concerti di rilievo incastonandoli in location mozzafiato.
Si comincia il martedì con l’evento che personalmente attendevo con maggiore curiosità: la masterclass di Tony Allen, storico drummer africano che ha collaborato tra gli altri con Flea dei Red Hot Chili Peppers e Damon Albarn, e che ha portato a Milano una lezione di musica con rara umiltà. A seguire, l’intervista curata da Massimo Torrigiani in cui abbiamo esplorato collettivamente le sue origini nigeriane, il rapporto con il padre, il trasferimento a Londra e infine la scelta di stabilirsi in Francia. Tutto questo avveniva nei giardini del Padiglione d’Arte Contemporanea, accomodati su una distesa d’erba mentre il cielo imbruniva.
Sul retro del PAC, invece, uno spettacolo funky che ci ha proiettati direttamente negli anni ’70 grazie ai dischi passati da Moodymann e al suo sound che risuonerà a lungo nelle orecchie dei fortunati che sono sopravissuti ad una fila chilometrica ed hanno trovato ancora un biglietto. Il maestro di Detroit, accompagnato da una venere nera pronta per il set de “I Guerrieri Della Notte II”, ha attraversato quasi ogni genere, dalla house alla techno alla disco, con un sottile filo rosso legato ai seventies. Non è mancato l’intervento di Tony Allen che, con i suoi quasi tre quarti di secolo, ha mandato tutti a casa salendo sul palco e improvvisando poliritmi alla batteria con precisione chirurgica, mentre la folla era col fiato sospeso. L’abbraccio finale fra i due miti della musica mondiale, che non si erano mai conosciuti prima, è stato l’instagram finale che ha chiuso una serata davvero memorabile.
Mercoledì è stata la volta del giovane produttore inglese Happa, di ritorno per la seconda volta in questa stagione al Rocket, un piccolo fenomeno che da Leeds si sta espandendo in tutta Europa; al Blanco si è tenuta invece il party del programma radio più hype in circolazione: Swag Like Shaquille O’Neal è uscito dagli studi di Burger Radio per andare a fare ballotta con i tanti presenti accorsi a vedere l’istallazione The Box di BPM Studio.
Giovedì 10 la buona musica ha regnato sovrana: da un lato l’anima indie rock del Festival ha permeato il teatro Parenti con i concerti di Joan As Police Woman, Girls in Hawaii e Wild Beats; dall’altro il clubbing più spinto dei Magazzini Generali ha visto esibirsi Todd Terje (live, con tanto di tastiera) e Julio Bashmore.
A proposito dei Wild Beats, la mia amica Silvia che ha assistito al concerto commenta: “Sin dal primo ascolto ho sviluppato uno strano feticismo per quell’oggetto sonoro che sono i Wild Beasts. Architetture musicali come geometrie di vetro, capacità di sedurre con eleganza l’ascoltatore, rinuncia alla citazione per scegliere la via più complessa dello sviluppo rizomatico di germogli sonori nati dalla new wave, dalla dance e dall’elettronica. Sul palco i Wild Beasts sono impeccabili, ti portano via con bassi tellurici e giocano a strapparti brividi col contrasto della voce baritonale di Hayden Thorpe e quella angelica – e graffiante – di Ben Little. Suonano senza un sbavatura e sono timidi senza essere indie: sintetizzatori dandy che hanno un cuore e anche un basso ventre, e spingono con entrambi.”
Ai Magazzini, intanto, l’aria fa presto a riscaldarsi: un’atmosfera festante delinea il mood del party da subito, Terje è la riprova che la sua bravura di produttore non è minore di quella di esecutore. Si accompagna con pad e tastiera, suona buona parte di It’s Album Time, esplora i ritmi samba con Strandbar. Peccato che non abbia messo quella Lanzarote che tanto aspettavo.
Julio Bashmore è insuperabile come sempre: evitati i suoi successi planetari, fatta eccezione per Au Seve, e le tracce commercialmente vincenti che ci si sarebbe aspettati, ha costruito una scaletta progressiva di House, Electro, Deep e Garage divertente, per niente pretenziosa ma incredibilmente azzeccata. Oltre due ore di dj set e mai un attimo di noia.
L’appuntamento è stasera con Madlib e Hudson Mohawke al Teatro Parenti.