Kelis che firma per Ninja Tune, Kelis che ci riprova, quella degli sbadigli di Acapella, ma anche quella di Got your money con il vecchio Ol dirty. La Kelis musa di Timo Maas e la Kelis di David Guetta, la Kelis capace di bruciarsi con due dischi con i Neptunes (non sempre vincono i forti) e la Kelis che se suonata in contesti giusti è un’altra Kelis. Il bianco e il nero, il bene e il male, gli opposti concordi nella carriera di un’artista controversa che forse quando si è seduta in ufficio dal CEO di Ninja Tune l’ha fatto perché c’era ancora qualcosa da dire, sicuramente molto da buttare e qualcosa da recuperare.
Da lasciarsi indietro, la noia dell’ultimo disco e di alcune produzioni precedenti, ma come scordarsi di brani come “Milkshake” o la già citata “Got your money”? Si doveva gioco forza ripartire da lì e da lì sono ripartiti con una base solida: una label che non ha mai sbagliato nulla.
Via lustrini e luci al neon e dritti verso il calore del focolare, del cibo, della cucina, del soul e dell’amore.
Food è tutto questo, un gioiellino di 13 canzoni suonate da capo a piedi, interpretate con padronanza, senza incertezze, con una sezione di fiati con i contro cazzi, con il basso incalzante su cui la bella giovinetta si muove sinuosa a volte con ritmo e cadenza ed altre volte trasportandoci in fulgide ballate (Bless telephone), coperta solo di un vestitino in cachemire primaverile. Food regala momenti da prossima storia del cinema.
Per inciso:
Ehi Quentin mi senti? Se decidi di riprendere a fare film in cui mi racconti com’ è leccare una fica o un piedino e poi far sparire un palo di dollari dentro una ventiquattrore devi quanto meno suonare Fish Fry. E magari anche le prime quattro, di seguito, nei titoli di coda… quando rimango a vedere chi cazzo sono quelli che han fatto la colonna sonora. Capito Quentin, can you hear me?
In tutto questo Ninja Tune è la gatta sorniona assonnata in cucina che tutto vede e tutto osserva, che comunque ci mette struttura logistica e forse anche qualche idea.
Volevate qualcosa che suonasse come Amy Winehouse? Qui c’è un’ ora fatta di un percorso di studi che solo vagamente assomiglia alla dolce Amy, ma che scorre nelle vene di una Kelis che non può non aver passato giornate sui dischi Motown e sul funk, quello vero, quello che oggi senti dai Paris djs o dai Calibro35 (ah gli ultimi sono italiani eh.). Positive sono le vibrazioni che assolutamente l’hanno cresciuta e ci hanno cresciuto e che oggi ci fanno godere del più bel disco dell’ anno nel genere. Food ci rimette in pace come una calda zuppa in giornate miti, quando la colazione è ancora quella di chi infreddolito mischia latte, cannella e un filo di vaniglia perché è più dolce così; di chi con le labbra sporche di latte bacia la sua bella.
Uno, comprarlo in vinile.
Due, suonarlo in coppia.
Tre, qualcosa di caldo bollente e a cucchiaio Disco Perfetto.