Se la rideva Syd tha Kid per tutta la durata del concerto, sconvolta dal caldo asfissiante che ha tormentato i The Internet e il pubblico presente al Kantine am Berghain a Berlino.
Ma partiamo dall’inizio. Fino a una settimana prima dell’evento non ero assolutamente al corrente che i ragazzi della OFWGKTA suonassero in città, complice anche una promozione pari allo zero. Mi convinco sul fotofinish e acquisto il biglietto a 48 ore dall’evento, subito dopo aver dato un’occhiata alla tabella dei turni di lavoro che mi comunicano che il giorno seguente posso svegliarmi un po’ quando cazzo mi pare. Costo del biglietto, poco più di 13 €. Neanche il tempo di confermare l’acquisto che mi imbatto casualmente in un tweet-concorso-vinci due biglietti per andare a vedere i The Internet e partecipo. Tre ore dopo ricevo una mail: “Complimenti, sei sulla guest list , hai vinto due biglietti per assistere blablabla…”. Bene, 13 euro buttati al cesso.
Riesco ad arruolare due amici inconsapevoli che non hanno mai sentito neanche nominare Syd Tha Kid, Matt Martians e co… In ogni caso sono felice di poter invitare gente nei posti a titolo gratuito, manco fossi Lapo.
Arriviamo in orario e dopo una breve discussione con i responsabili dell’organizzazione, secondo i quali non avevamo vinto manco per niente, riusciamo ad entrare nello spazio Biergarten del Berghain. Trascorrono pochi minuti e già cominciano a pompare i bassi all’interno del locale, così dediciamo di entrare per assistere all’Opening Act, Micahtron. Una queer rapper con una fotta che chetelodicoafare, ci spazza via a tutti quanti con la sola traccia d’apertura e ti fa domandare: Azealia Banks who?
Riesco a scambiarci due chiacchiere, comprarmi il suo mixtape (un disco masterizzato con un adesivo) e a parlarle della presenza nel mondo di un sito che si chiama Dance Like Shaquille O’ Neal che probabilmente presto parlerà di lei.
Usciamo al termine dell’esibizione per respirare una percentuale minore di anidride carbonica, ma tempo pochi minuti e i The Internet sono già sul palco.
Aprono con un medley da Feel Good, e subito ti rendi conto della differenza che c’è tra l’assistere ad un concerto con musica campionata e sinth scoreggioni (non me ne voglia la mitica Fka Twigs) e uno nel quale i musicisti suonano da Dio nonostante tutti i difetti tecnici e le stonature del caso. Il soul, l’anima di Syd tha Kid e compagni si fa riconoscere dalle prime note.
Tante le pause cabarettistiche tra un pezzo e l’altro. I membri della Odd Future se la ridono scherzando sulla temperatura bestiale, ” this is the hottest place we’ve ever been“. Syd sembra collassare da un momento all’altro e non capisci se è solo attitudine/swag oppure cominci davvero a non poterne più.
Fa così caldo che Kid accenna a sfilarsi la maglietta provocando gli incitamenti e le grida del pubblico. Ci vuole proprio Sunset che sembra fatta apposta, momento piscina dell’hotel con il cocktail sotto l’ombrellone. Durante il ritornello partono le mani destra-sinistra. Si suda ancor di più. Qui un piccolo video-testimonianza targato DLSO.
Tanti i momenti strumentali pazzeschi che hanno abbattuto i miei freni inibitori, orgasmi sotto forma di suites suonate divinamente. L’intero live set e tante delle melodie dei The Internet mi hanno fatto pensare alla golden age di Quincy Jones. Frazioni di secondo durante le quali sogni di aver vissuto un’epoca che non ti appartiene e che hai immagazzinato purtroppo solo tramite VHS e Youtube. Quell’ Off the Wall del primo Michael Jackson sembra averli ispirati parecchio.
Il concerto chiude chiaramente con Don’t Cha, cantata e ballata da tutti.
Non so chi abbia scritto che Syd e compagni non reggano il confronto sul palco se paragonati all’inciso. Io sono rimasto piacevolmente colpito dalla piccola front-girl con un carisma da veterani e un timbro da sogno. E chi se ne frega se ogni tanto abusa dei backvocals o lascia fare il coro al pubblico. Qui non siamo a Xfactor. Qui c’è l’anima vera di veri musicisti e un pubblico trasversale che apprezza i riferimenti alti del jazz sperimentale, ma anche l’Rnb da cameretta.
Alla prossima, magari all’aperto….