Quando il cantante della tua band è pure uno scrittore che pubblica per Rizzoli è facile spararti la posa del testo che ha quel guizzo letterario in grado di tenerti incollato all’ascolto per capire dov’è che vuol andare a parare.
Il fatto è che Sandro Campani accompagna la sua penna a una narrazione musicale che non è da meno: gli Ismael, attivi dal ‘97, cantano storie su grovigli post-rock, intricati dal post-punk.
“Tre”, uscito a Giugno, completa la trilogia dell’uno e trino, dopo l’“Uno” (2008) e il “Due” (2010) degli esordi.
Si ritrovano allegorie e animali declinati alla maniera di Esopo (Canzone della volpe) che si arrovellano su riff robusti a voce roca, di chiara derivazione dal rock anni ’90. E penso ai CSI (Se non a te), ma anche al folk di De Gregori(Canzone del cigno) o al timbro mordente di Tenco. E allo slowcore d’oltreoceano dei Low.
Tinte elettriche e parole dette a raffica su altre parole.
Entra nella bufera verbale del dopo-Ferretti.