“Questa storia del J-Pop ci sta decisamente sfuggendo di mano”. È stata questa la prima cosa che ho pensato quando il capo mi si è presentato alla finestra (di Facebook) chiedendomi di ascoltare questo “nuovo gruppo inglese”. Sì, perché i Kero Kero Bonito, sarebbero di fondo inglesi, se non fosse che la loro cantante, Sarah Bonito, ha chiare origini giapponesi, e quindi il giapponese lo parla, anzi canta.
Completano la formazione Gus e Jamie, due producer britannici che hanno deciso di dedicarsi ad un qualcosa che sta a metà tra il new wave, l’elettronica e il J-Pop e che ha conquistato tutti, in primis Diplo che li aveva già inclusi in un mixato qualche mese fa.
Eppure quella della commistione di elettronica UK e musica dei Pokemon sembra essere una strada seria da intraprendere, che non so nel lungo periodo dove possa portare, ma tanto Keynes (che non c’entra nulla con la musica) sosteneva che nel lungo periodo saremo tutti morti, quindi in fondo in fondo, della lungimiranza c’importa poco.
SOPHIE ha, in questo senso, confermato una tendenza comincia da lontano, da PSY se vogliamo (che è K e non J-pop, ma siamo lì) da l’invasione del mercato occidentale, iniziata proprio con i successi della YG Entertainment (qui trovi il nostro approfondimento su di loro.)
C’è qualcosa di diverso però in quest’ultima ondata di musica orientale, anche se forse è un po’ presto per dirlo. Come se si sia passati ad un nuovo tipo di J-pop, il 2.0, che pur mantenendo tutti i suoi tratti distintivi, riassumibili in quei jingle da manga e/o videogiochi (stiamo semplificando), “sfrutta” la maggiore confidenza europea con i gusti del consumatore, per sfornare qualcosa che funziona davvero. E la storia dei Kero Kero Bonito, in tal senso, ci offre un ottimo esempio per capire cosa sta succedendo.
I KKB sono in giro per l’internet da qualche anno, diciamo dall’apertura della loro pagina FB nel 2012. Sono un parto della mente di August, producer inglese di Bromley, a sud di Londra, venuto su a fish&chips e Super Famicon, le cui musichette hanno avuto più di una influenza sulla sua linea di produzione. Il debutto ufficiale, i KKB lo hanno fatto su di una etichetta molto particolare: la FlawlessWorld Rec. Gestita da Akira Suzuki è una label indie di stampo new wave, che affianca release J-pop a house, techno e club music. Ed anche la loro musica ne risente. In “Why Aren’t You Dancing” la formazione dei KKB è diversa, non c’è ancora Sarah ma Himalayan Headwaters, ed infatti quello che ne esce fuori è decisamente distante, più che altro per ambientazione dalle loro successive uscite.
Hanno parecchie date ogni mese, vengono invitati ai Festival (certo non al Coachella) e nonostante gli oggettivamente pochi like e follower sembrano essere abbastanza conosciuti nell’etere. Il che suona strano, se pensate che il numero dei loro pezzi rintracciabili in giro non superano i 10. Ma i KKB hanno prodotto molto più di 10 tracce, anzi hanno già rilasciato un intero mixtape in free-download, nel 2013, che è però misteriosamente scomparso. Qualcosa è rimasto, come “Sick Beat“, la prima traccia ad essere suonata da Diplo, e “Homework”. Ecco, proprio “Homework” meriterebbe un capitolo a parte, ma intanto ci offre una panoramici compatta di quella che è l’idea di musica dei KKB. Testi se volete banali, di chiara impronta J-pop, ma cantati per larga parte in inglese, con accenni (ovviamente incomprensibili ai più) in lingua madre. (“Homework“, per inciso, parla proprio di quello che pensate.) Una melodia che starebbe benissimo come soundtrack di un videogame, o come sigla di un manga, prodotta in maniera magistrale, e che si lascia piacevolmente ascoltare.
La settimana scorsa, i KKB hanno rilasciato un nuovo singolo, accompagnato da un (assurdo) video, diretto dalla stessa Sarah Bonito. Si chiama come il gruppo, ed è un meraviglioso elenco di cose a caso, su di una gran strumentale. La cosa singolare di questa traccia, è che viene rilasciata in free download su mediafire (trovate il link nella descrizione) e viene annunciata come un primo estratto dal mixtape di debutto in uscita il 25 agosto. L’avrete già capito, il mixtape, che si chiama “Intro Bonito” è lo stesso scomparso qualche tempo fa, e che alcuni, tipo io, ha già scaricato. Cos’è successo allora? La soluzione più probabile al mistero è, per una volta, anche la più interessante.
Il mixtape era stato rilasciato in maniera autonoma dalla band, mentre tra circa 15 giorni uscirà per la Double Denim Records, una label londinese, abbastanza conosciuta nel circuito indipendente inglese, e che sta massicciamente promuovendo l’uscita del mix. Non sappiamo se il mixtape sarà effettivamente uguale al primo, ma, a quanto pare, si. Fatto sta che abbiamo scoperto che un’etichetta dell’undergroud UK ha deciso di mettere a catalogo un mixtape di una band apparentemente sconosciuta (hanno più successo in Europa di quanto ne abbiamo in Giappone) e che fa musica completamente nuova e fuori dall’ordinario.
Possiamo davvero cominciare a parlare di un “fenomeno J-pop”? Basta il, pur folgorante, successo di SOPHIE (fuori per NUMBERS ) e l’hype, per ora tutto inglese, attorno a quest’uscita a giustificare la nascita di una nuova corrente? Forse no, ma considerando che il J-pop è gia oggi il secondo mercato discografico dopo quello dell’EDM statunitense potremmo (e dovremmo) cominciare stupirci meno. Soprattutto: c’è una connessione tra la lenta, ma inesorabile, esplosione della world music e questo fenomeno? Il J-pop può essere ricondotto, con le dovute modifiche, a quel macro genere? Credo di si, non tanto dal punto puramente musicale, ma da quello concettuale, dalla noia della musica elettronica di qualche anno fa, e la ricerca costante di novità.
Per quanto riguarda i KKB, ed in particolare la loro cantante Sarah, l’attenzione che ha suscitato è notevole, e le sue apparizioni, sempre mezzo in inglese e mezzo in giapponese, si sono fatte sempre più ricorrenti, fino ad arrivare a Spazzkid, uno che era in lineup all’ultimo SXSW.
Grazie ad un’intervista rilasciata ad Acclaim, abbiamo anche qualche novità (che poi nuova non è) su “Intro Bonito“. 15 tracce, due delle quali parleranno di una lotta tra cani e gatti, classificate da loro come un qualcosa che si avvicina al dancehall. Mentre quando gli viene chiesto cosa renda unica la “scena di cui fanno parte” rispondono con un laconico ed intraducibile “Anglo–Japanese MCs drink lemonade with MIDI fans”. Originali, su questo, non ci piove.