Esce il 29 settembre per Urtovox il terzo lavoro dei News For Lulu, “Circles”. Il disco è stato registrato e mixato da Ben Brodin (che ritroviamo anche in qualche traccia), presso gli Another Recording Company Studios di Omaha in Nebraska, e masterizzato a New York da Joe Lambert, che ha lavorato per Animal Collective, The National e Deerhunter.
L’album sembra un omaggio agli anni Settanta, a melodie pop che disegnano cerchi psichedelici dai contorni irregolari.
Qui sotto trovate tutta la geometria della band pavese in streaming e parole.
1. INTO NOWHERE – Cantavo la melodia della strofa un giorno in auto, stavo tornando a casa, c’era la neve. L’ho registrata sul telefono, l’ho lasciata lì a stagionare per mesi, come faccio praticamente sempre. Un giorno mi è venuto in mente questo ritmo in stile “Lunedìcinema” ed il ritornello con un paio di cambi rubati all’epic metal. Quando ho portato il pezzo in sala prove e Nicola ha commentato: “Questo è tutto quello che non mi piace nella musica”, ho capito di essere sulla strada giusta. (Umberto)
2. SPRING BURNS – “Spring Burns” è uno dei nostri classici pezzi-Frankenstein. Contiene idee che vengono da tutti noi, da diversi anni, da diverse canzoni abortite. Stavamo per accantonarlo, quando abbiamo pensato che nell’album ci sarebbe piaciuto avere un pezzo più semplice, diretto e rilassato rispetto al resto delle canzoni. In genere queste sono le faccende sporche di cui mi occupo io, per cui l’ho riesumato e riportato in vita con un ritornello sfacciatissimo, invece dell’elettroshock. (Umberto)
3. FOLLOW AND RUN – Pezzo tutto scritto durante la notte, cercando di non svegliare nessuno con le prime bozze di piano. Ricordo anche un paio di notti di luglio passate a scrivere e registrare a più riprese la linea di basso. C’è stato da subito il chiaro intento di scrivere qualcosa di sexy, come se Prince e Stevie Nicks decidessero di passare una notte insieme (probabilmente l’hanno fatto ma Stevie non se lo ricorda…). Il livello di eccitazione raggiunto dalla band durante la registrazione della parte vocale di Laura Burhen mi ha convinto che il risultato è stato raggiunto. (Nicola)
4. GRIN AND BEAR IT – Umberto mi prende sempre in giro per questo pezzo dicendo che rappresenta l’ABC della mia scrittura. Cascata folle di accordi, modulazioni senza senso, falsetti a profusione, giro di basso che sembra un assolo e per finire assolo su tempo dispari. Oltre a tutto ciò è diventato in mixaggio la mia ossessione, continuavo a rispedirlo indietro chiedendo modifiche tanto che gli altri non stavano nemmeno più ad ascoltare quello che blateravo… Credo di aver detto “il synth molto più alto” un centinaio di volte e penso che l’ottimo risultato ottenuto sia una conseguenza del fatto che anche Ben, che mixava il disco, ad un certo punto ha smesso di ascoltarmi. (Nicola)
5. EAGLES – Ho scritto “Eagles” prima delle registrazioni di “They Know”, ovviamente troppo tardi per essere provata abbastanza ed inclusa. Meno male, la prima versione sembrava un pezzo malandato di Elvis Costello, ogni cosa era diversa dalla canzone di oggi, ci ho lavorato praticamente due anni, a periodi alterni la prendevo in mano e dopo un po’ di nervoso la ributtavo nel cestino, poi un giorno ho ascoltato “Graveyard” di Feist e ho sentito quanto il tempo dispari e complesso scorresse naturale sotto il suo pezzo come se l’ascoltatore non musicista non potesse accorgersene, così ho deciso che un tempo irregolare doveva diventare l’ossatura di “Eagles” e la sfida da quel punto in poi è sempre stata mantenere il pezzo il più pop ed orecchiabile possibile. Assurdo anche che il testo, che sostanzialmente parla del fatto di non voler tornare indietro in una relazione, si sia rivelato premonitore per alcuni di noi. (Nicola)
6. SAY HELLO WITH A WAVE – Credo sia il primo pezzo che ho scritto dopo “They Know” (la prima demo è del gennaio 2012 ). Gli altri mi prendono in giro perché rispetta tutti i canoni del “classico pezzo lento di Umberto con strumenti a fiato”, anche se in realtà ne ho scritti due. É anche uno dei pochissimi episodi in cui sono stato autobiografico senza troppi filtri. (Umberto)
7. NEW YEAR’S EVE – La versione originale l’ho sognata, ovviamente molto diversa. Entravo in una sala prove e un gruppo la suonava più lenta, con l’elettrica pulita e una cantante che pericolosamente imitava lo stile di Lene Marlin. Dopo diversi passi evolutivi e collettivi nella scrittura (da Lene a Lemmy, o quasi), è stato uno dei pezzi che, durante le registrazioni in Nebraska, grazie ai dettagli (soprattutto la celesta) ha assunto un’atmosfera nuova, non programmata, lasciando stupiti noi per primi. (Umberto)
8. RAIN – “Rain” è nata da una traccia strumentale di pianoforte per poi trasformarsi in una lunga canzone carica di lirismo e tensione. Nel pezzo è predominante l’accordo che secondo noi esprime al meglio il sentimento della tristezza: il re minore. Per questo forse non è la canzone ideale da suonare alle feste. Tuttavia abbiamo finora ricevuto ottimi feedback: a quanto pare la sua tristezza non è cupa e fine a se stessa ma assolutamente liberatoria, come abbiamo cercato di esprimere con la melodia del ritornello in cui la voce di Umberto si mischia sensualmente con quella di Laura Burhenn e Orenda Fink. (Andrea)
9. YOUR UNIFORM – Si tratta di un brano molto morriconiano. Ne avevo registrato una versione a casa al computer aggiungendo un sample di archi che abbiamo poi riutilizzato sui ritornelli della versione definitiva. Per il testo mi sono ispirato ad una storia d’amore in cui i personaggi sono completamente diversi tra loro. Si tratta di differenze legate al senso di appartenenza ed i protagonisti vivono all’interno di relazioni complicate i cui effetti sono deleteri. Sarebbe un brano perfetto per una versione psichedelica di Uccelli di Rovo. Il finale di questa canzone è romantico ed epico ed è arricchito dalle voci angeliche di Laura Burhenn e Orenda Fink. (Emanuele)
10. FLOWERS IN THE OVEN – L’attitudine vagamente soul e l’astrattismo inquietante dei testi hanno reso “Flowers” un pezzo curioso, che si stacca leggermente dalle atmosfere predominanti nel disco. Ci divertiamo molto a suonarlo nei concerti, in cui cerchiamo di puntare tutto sulla semplicità e la potenza del groove. Il nostro sogno proibito è di aprire il pezzo dal vivo con una sequenza di gangsta rap. (Andrea)
11. OH NO – Il brano più folle di Circles. Il ritornello di “Oh No” è nato da una linea vocale venuta per caso, prontamente registrata con un registratore digitale. Successivamente ho costruito il giro di chitarra con l’acustica, poi ho registrato il primo provino: il brano sostanzialmente era elettronico in bilico con l’urban music ed il cantato era molto à la Blur. Poi è stato rielaborato e suonato in modo diverso da tutti. In generale, sono molto soddisfatto del risultato finale in particolare della base ritmica: è davvero massiccia, mi ricorda alcune cose di Sly & Family Stone ma suonate con violenza. Bella palestra per basso/batteria. La parte finale di questo brano è quasi totalmente improvvisata e sembra un’evoluzione dei primi finali dei News For Lulu. Per quanto riguarda il testo posso dire che la prima strofa ed il ritornello sono stati scritti da me, la seconda strofa invece è stata scritta da Umberto. L’immaginario è sostanzialmente fantastico. Tutto quello che accade, accade come in un sogno. Ci trovo dentro qualche riferimento ai racconti di Aimee Bender. (Emanuele)
12. CIRCLES – “Circles” è armonicamente la cosa più complessa che io abbia mai scritto, sicuramente nasce dal l’ossessione per Dark Side of The Moon, che mi ha colpito circa 3-4 anni fa, ma anche dall’ascolto di jazz e dallo studio del pianoforte. Il pezzo nasce dalla variazione: stavo suonando una progressione di accordi tutti con una alterazione costante e l’effetto mi sembrava stupendo, molto antico e jazzistico, così ho deciso di accordare la chitarra in modo che le alterazioni fossero costanti in tutto il pezzo e preso dall’entusiasmo l’ho pensata in tre movimenti con tre atmosfere molto diverse corrispondenti a tre cambi di armonia netti. Umberto, durante una telefonata, ha capito in maniera incredibile l’idea di testo che mi sarebbe piaciuta, come se i cambi di armonia fossero personaggi diversi, il primo blocco è una call and response tra una coppia piena di dubbi e incertezze. Nel momento in cui l’armonia cambia e diventa solare entra un personaggio esterno, nella registrazione la voce di Umberto, che dice come together so long, it’s easy if you try (un po’ come quegli amici che, non percependo a pieno i problemi di una relazione finiscono per darci i consigli più banali ma allo stesso tempo più illuminanti). Fatta ascoltare agli altri in fase embrionale ha suscitato questa reazione “ma che cazzo stai facendo?!”, poi però si è sviluppata in maniera molto naturale e spontanea e in registrazione ha assunto anche un carattere molto epico e magniloquente che penso abbia determinato la sua posizione nel disco. Sembrava la perfetta chiusura. (Nicola)
Foto di Giulia Mazza.