“Paura” è il secondo disco di Felpa, progetto solista di Daniele Carretti (Offlaga Disco Pax, Magpie), anticipato a gennaio dal singolo “Inverno” e da un’onirica versione di Rimmel, omaggio a De Gregori.
Ascoltandolo, si ha quasi la sensazione di una scrittura terapeutica, che esorcizzi l'”Abbandono” degli esordi e le paure a lui connesse, nominandole. Una ad una. Tra chitarre distese e shoegaze malinconico.
Qui lo streaming, poi gli esorcismi nel track by track.
Buio
Un arpeggio semplice e distaccato su cui piano piano sale un suono fluido e costante.
Un’apertura di disco onirica e senza tempo, nell’oscurità del buio.
Inverno
L’inverno visto dalla finestra, un inverno che assomiglia a Novembre. Un mese che è intenso ed evocativo. Inverno è il passo successivo all’abbandono, il suo “giorno dopo”, guardando il mondo fuori attraverso un vetro e cercando un segnale. Un suono pieno e distorto, che lascia spazio a momenti asciutti e freddi.
Momenti
Spazi più lenti e cadenti lasciano il posto a un martellare costante e distorto. La sensazione è quella di rimanere ancora da soli, senza riuscire a capire se mai si possa riuscire a trovarne un senso.
Accanto a Te
Suoni dilatati e ritmi lontani, un’invasione di delay. “Accanto a te” racconta l’avere qualcuno che sentiamo di voler accanto, con la consapevolezza di sapere che non possiamo dargli quello che cerca. Un modo per esorcizzare la paura del dover comunque lasciare andare la persona che vogliamo.
Paura Mai
Un’apertura quasi spensierata, un momento rilassato che quasi lascia uno spiraglio alla luce. Momenti e pensieri che lasciano lo spazio giusto per presagire una soluzione appagante.
Sempre Dopo
Indubbiamente “Sempre Dopo” è il brano a cui sono più legato del disco, tra due accordi distorti e ripetuti su un arpeggio distaccato, immersi in una ritmica distorta. Cercare di ritardare certi momenti, non esserne capaci, rimandare, cercare di abbandonarsi… senza mai riuscirci davvero.
Spazio
Un ritmo costante di batteria che scandisce un arpeggio che si fa sempre più rado, ma allo stesso tempo sempre più presente. Qui siamo quasi al crepuscolo, camminando in campagna, senza pensare a nulla.
Stanotte
Quasi una filastrocca scandita da un arpeggio secco e presente, per esorcizzare la paura del buio e della notte.
Al mattino, grazie alla luce del sole, ci si accorge che la paura del buio non è nulla, in confronto alle paure che ci assalgono alla luce del giorno.
Estate
Un ritmo metronomico e secco che accompagna un arpeggio. Una brutta stagione, opprimente e inutilmente calda. Si vive la notte per combattere il sole e l’afa, ma il giorno torna sempre. Si vive di ricordi anche se si cerca di non parlarne affinché un giorno, forse, ci si abituerà alla loro presenza.
Luce
Il buio si trasforma in luce con suoni più chiusi e cupi, ma che non spaventano più. Una liberazione: riuscire finalmente a convivere con tutte le paure che ci circondano, portandole ad essere parte di noi, per sempre.