di Claudia Maddaluno e Valentina Ziliani
[14.58.50] Claudia: partiamo
[14.58.57] Valentina: 3 2 1
[14.59.00] Valentina: schiaccio play
[Lei è Claudia. Tra tre quarti d’ora circa porgerà, tra un singhiozzo e l’altro, la confezione dei Kleenex che ha premurosamente piazzato accanto al computer. La sventurata compagna, in lacrime pure lei, è Valentina. L’occasione del loro incontro su Skype, incontro che collega una Napoli plumbea ad una Bergamo soleggiata, è il nuovo disco di Father John Misty. Le due non hanno nascosto, nonostante sia uscito solo da una decina di giorni, di aver provato sin da subito una strana nonché peculiare affezione per le musiche dell’artista americano. Affezione che, come avremo modo di vedere, altro non è che una profonda ammirazione – qualche lettore insinuerà di certo che l’interesse è mescolato con una certa vena romantica; le due pulzelle non faranno nulla per negarlo, alimentando invero il dubbio di una vera e propria, passatemi il termine, cotta per il bel cantante. Per meglio comprendere i motivi dell’innamoramento, proviamo a metterci nei panni delle ragazze. Quindi cuffie, comodi sul divano e musica, maestro.]
L’aggettivo che pervade la conversazione è classico. Fan di Josh Tillman (batterista degli “ei furono” Fleet Foxes, poi rinato col moniker di Father John Misty da circa 3 anni), dimenticatevi pure gli sprazzi psichedelici di Fear Fun. Quello che fa Tillman è ampliare (sì, proprio come aprire le finestre al sole) la grandeur del disco precedente trasformandola in magnificenza. Una magnificenza intellegibile soprattutto da ascoltatori più maturi.
I paragoni, infatti, rimandano alla tradizione pop-cantautorale orchestrale (americana e non): Burt Bacharach, John Lennon, Neil Young, Elton John, Brian Wilson, Randy Newman, John Denver e l’Harry Nilsson di Everybody’s Talkin, proprio quella canzone che fece da colonna sonora al film Un uomo da marciapiede, fino ad arrivare ai più recenti John Grant e il Jonathan Wilson di Fanfare, collaboratore di Tillman il cui tocco è parecchio palpabile.
Il riferimento al film appena menzionato ci traghetta verso il tono con cui sono affrontati i temi cardini del disco (l’amore e il matrimonio con Emma, la consapevolezza di un impegno, la progettualità, il futuro di coppia, l’aiutarsi a vicenda, le dipendenze). Questo tono è il disincanto. Father John Misty non ama costruire mitologie sul suo rapporto amoroso né tantomeno idealizzarlo o sublimarlo. Le liriche sono dirette, realiste e abbracciano una certa deriva “verité” non dissimile dai testi di Benji di Sun Kil Moon. Ad ammorbidire la durezza e le asperità narrate nei testi, gli arrangiamenti e la voce. Qui gli aggettivi si sprecano: ariosi, sognanti, fantasy, come un respiro a pieni polmoni, spiegati, caldi.
I pezzi orchestrali (su tutti I Love you, Honeybear) sposano un gusto pop che passa attraverso una breve parentesi elettronica (la piacevolissima True Affection) per poi aprirsi in un soul che sa tanto di benedizione (When You’re Smiling And Astride Me). Father John Misty gioca con sé e con la storia, e lo fa/sa benissimo. The Night Josh Tillman… è la sua personale Sunday Morning; Bored in the USA riaggiorna l’inno springsteeniano rincarando la dose di amarezza grazie alle risatine da sit-com (commento sonoro beffardo che stempera il tono, un po’ come un giullare che mette a nudo il re per poi ammettere che era tutto uno scherzo).
Il finale riassume in grande stile i due elementi portanti: orchestralità e testi brutalmente sinceri. Holy Shit ne esce vincitrice, rivelandosi un asso pigliatutto di melodia, linea vocale, incedere, gran turbinio di archi alla Disney (!) e testo da operazione a cuore aperto: Oh, and love is just an institution based on human frailty/What’s your paradise gotta do with Adam and Eve?/Maybe love is just an economy based on resource scarcity/What I fail to see is what that’s gotta do with you and me.
E come non concludere con la sobrietà disarmante e l’arpeggio in odor di Nick Drake di I Went to the Store One Day? Il cerchio si chiude col ricordo dell’incontro tra Father, ops Josh, ed Emma, la moglie, la compagna, l’amica. La messa a nudo è totale, scarna, la voce è raccolta e meditativa. Si inseguono paure e conferme, dubbi e interrogativi intorno al rapporto a due: l’amore ci ha trovato, non pensavo che fosse così semplice. E poi, come sarà? E cosa ci riserverà il futuro?
Ti ho già vista nei paraggi, come ti chiami?
Father John Misty, anyways.