Ritorna la rubrica che vi tiene aggiornati su quanto di più interessante è uscito nell’ambito della musica elettronica. Senza preclusioni di sorta e settarismi, cercando di battere sentieri magari poco percorsi da altri e con il solito spirito eclettico e giocherellone che contraddistingue il webmagazine che state leggendo.
Iniziamo con un alcune compilation di sicuro interesse. Prima fra queste “Glasgow Underground 97:07”, la retrospettiva mixata su quadruplo CD che la benemerita label Glasgow Underground ha pensato bene di mettere assieme per celebrare le sue annate migliori. Fondata appunto nel 1997 da Kevin Mc Kay, la label nel corso degli anni ha visto succedersi nel suo roster una serie incredibile di talenti. Da Romanthony agli Idjut Boys, da Mateo & Matos a Larry Heard passando per Cassio, DJ Q ed i Powder Productions . La crema della crema del suono tra deep house e disco costituisce il grosso delle selezioni contenute su tre cd con una puntatina verso brani down e mid-tempo di spirito eclettico e jazzy su un quarto disco. Non solo per nostalgici, perché l`eccellenza è per sempre.
Grazie a Strut Rec. il sound della ghetto house targata Dance Mania rivede la luce in questa “Ghetto Madness”, compilation che è un po’ il seguito ideale di “Hardcore Traxx”, raccolta doppia di materiale uscito per la pionieristica label di Chicago tra il 1986 ed il 1995. “Ghetto Madness” punta l´attenzione sulla seconda metà dei 90 e le tracce rudi e lascive che produttori come Paul Johnson, DJ Deeon e DJ Rush creavano. Bmp da rotta di collo, doppi sensi o oscenità apertamente declamate e sudore sono i segni distintivi di questo genere di brani che negli anni a seguire hanno ispirato schiere di produttori ed hanno gettato le basi per tutta la scena footwork. Un documento sonoro intrigante che conferma ancora una volta come la Strut sia uno dei fari da seguire nel mare magno delle re-releases.
Restiamo in tema di ristampe ma questa volta andiamo ad occuparci della scena britannica con la compilation “Hotflush Vol.2: Dub Pressure”. Se siete fedeli lettori di queste pagine virtuali la label fondata da Scuba non avrebbe bisogno di presentazioni, non guasta mai comunque un bel ripasso di quella che è stata una stagione musicale eccitante per la club culture, una stagione in cui la dubstep, di cui la Hotflush è stata una delle principali esponenti, ha rappresentato una vera ondata di freschezza ed innovazione, pur restando legata ad una tradizione, quella del dub digitale a 140 bpm notturno ed urbano, parte integrante del patrimonio genetico dell´elettronica proveniente dalla terra d´Albione. Tra i produttori inclusi in questo che è il seguito del volume intitolato “The Formation Years” i soliti sospetti Benga, Marlow, Nyabingi, Jazzsteppa e lo stesso Scuba. In attesa del suo nuovo album la cui uscita è fissata per il mese prossimo.
In parte influenzato dal digital dub è anche il nuovo longplayer di John T. Gast intitolato “Excerpts” ed uscito su Planet Mu. Qui si incontrano e si scontrano l´ambient del Brian Eno di fine 70/ inizi 80, la proto-house e certe atmosfere alla On-U-Sound riuscendo tuttavia a creare una miscela abbastanza personale. Note incluse alla press release dell´album del tipo “A particularly fierce winter. Woman reasserting power. Man fighting in the dark. The Cold War continues.” ne accentuano il carattere di diario sonoro privato, un pó isolazionistico, insulare, il che però non guasta e non dispiace trattandosi di elettronica libera da logiche di funzionalità. Un bel viaggio interiore insomma.
“Purposely Uncertain Field” è il primo album di Martin Enke aka Lake People, esce su Permanent Vacation e già dal primo ascolto non si può non notare che tra le fila della label di Monaco di Baviera la techno contemplativa di Enke ha trovato la sua casa ideale. Le undici tracce contenute nel disco stanno perfettamente in bilico tra la malinconica, meditativa introversione delle melodie e l´estroversione della spinta costante dei suoi beats, in brani come “Drifting Red”, “Lamb Shift” e “Glease 29” di chiara ispirazione electro detroitiana. Come il telescopio spaziale della foto di copertina la musica di Lake People punta alle profondità siderali, le sonda e cerca di decifrarne i segnali. La colonna sonora ideale per naufragi spaziali immaginari la trovate qui dentro.
Restiamo in Germania con gli Zenker Brothers, titolari dal 2007 della label Ilian Tapes e da un paio di settimane anche nei negozi di dischi con il loro longplayer d´esordio intitolato “Immersion”. Su un canovaccio dichiaratamente techno i due fratelli innestano elementi ritmici mutuati dalla jungle e dalla bass music passando, anche in questo caso, dal dub. Tracce come “Mintro”, “High Club”, “Ebbman” e “Cornel 21” sono chiaramente assemblate con intento letale e la risolutezza di chi non è disposto a fare prigionieri mentre “Erbquake” e “Outark” mostrano anche il lato più atmosferico ed esplorativo della musica del duo. Convincente.
Particolare l´idea dell´inglese Andy Fosberry, fondatore dell´etichetta Third & Debut, che sotto lo pseudonimo di Lo Grounds da vita, in questo suo “Fatalism”, ad una avventura sonora che si dipana ed espande senza soluzione di continuità per oltre venti minuti. Per spiegare il suo progetto Fosberry ha affermato: “As musicians, we often create sketches that might become paintings. We may be compelled to gather a collection of these paintings together as an exhibition, give it a name and call it an album. However, with “Fatalism”, I wanted to make a tapestry.” Pur utilizzando cifre stilistiche diverse e giustapposizioni sonore apparentemente incongruenti al primo ascolto il produttore riesce a dare al suo discorso musicale una compattezza che avvince.
Egyptrixx è solo uno dei molteplici progetti del canadese David Psutka che con questo suo terzo album sotto lo stesso moniker lancia anche la sua personale label Halocline Trance. In “Transfer of Energy” dominano le dissonanze metalliche ed abrasive frutto dell´uso ed abuso massiccio dei suoni tipici della sintesi FM del classico DX-7, e tanto quanto quel synth risultava difficile da programmare ai tempi della sua epoca d`oro, tanto i brani contenuti in questo disco si rivelano ostici e di non facile decifrabilitá. Un disco intenso, a tratti malevole, brutale, che peró in una traccia come “Body II Body”, contrassegnata dalla vocalitá di Nyssa, rivela un´umanitá ed una vulnerabilità inaspettate. Al di là dell´industrial music. Piacerà a quanti si sono entusiasmati per gli ultimi Andy Stott ed Object, c´è da scommetterci.
Chiudiamo con un album per veri appassionati di musica elettronica propriamente detta. Infatti in “Sinn+Form” di Frank Bretschneider, uscito su Raster-Noton, nulla è accostabile ad un idea di funzionalità o di fruibilità, più o meno casuale. Il disco è la testimonianza di un progetto di concettualizzazione e contestualizzazione della ricerca sonora, il tentativo di catturare le dinamiche e l`energia dell´improvvisazione attraverso l´uso del leggendario Buchla e di sintetizzatori modulari che, come in una forma di reazione forse ad un mondo in crisi permanente, operano simulando il caos che ci circonda. Per ascoltatori preparati o temerari e curiosi, astenersi tutti gli altri.