In una serata di metà Marzo una chiamata intercontinentale mette in contatto la vostra webzine preferita con uno dei giovani produttori che su queste pagine virtuali hanno trovato negli anni più spazio e conseguentemente amore incondizionato. Stiamo parlando di Henry Laufer in arte Shlohmo. L´occasione ce la dà l uscita del suo secondo album, “Dark Red” il titolo, a ben quattro anni di distanza dal suo acclamato esordio “Bad Vibes”. Dall´altra parte dell´oceano la voce del produttore suona rilassata e nonostante i pressanti impegni promozionali ai quali accenna in prima battuta si dice ben disposto a concederci il tempo necessario a fare quattro chiaccherare con noi. Quella che segue non è una classica intervista del genere “botta e risposta”, ma piuttosto una conversazione nella quale Shlohmo risponde in maniera stringata, tra una pausa di riflessione ed una interruzione del collegamento telefonico, soprattutto quando le domande cercano di scoprire qualcosa del suo privato, infiammandosi di entusiasmo quando invece la chiacchierata va a toccare le influenze musicali che hanno fatto si che questo suo nuovo album suoni cosi diverso rispetto al suo primo longplayer.
Il ghiaccio è subito rotto con Henry che sembra genuinamente compiaciuto dagli elogi che DLSO si sente onestamente di dovergli fare per avere così coraggiosamente prodotto un album che sorprenderà sicuramente i suoi fans della prima ora. “Avevo diciannove anni quando ho cominciato a registrare “Bad Vibes”, ora ne ho 25 e sono tornato a L.A., io la vedo come una crescita naturale. “Bad Vibes” era un disco molto calmo e minimale, soffice. “Dark Red” invece è molto più intenso e questo è stato del tutto intenzionale, in alcuni momenti è sicuramente difficile da sopportare, ma è stato prodotto con il preciso intento di sopraffarre l´ascoltatore” racconta lo statunitense quando gli si chiede di descrivere le differenze tra i suoi due albums. DLSO a questo punto si sente libero di confessare che al primo ascolto “Dark Red” non è stato facile da digerire. È un disco che da chi lo ascolta esige tanto quanto in termini di peso specifico è in grado di offrire. Un disco che richiede il mood e la situazione giusta per essere apprezzato. Shlomo sorprendentemente risponde: “Ti ringrazio davvero apprezzo quello che mi hai detto, sono contento di essere riuscito a trasmettere quello che hai provato e che risulti difficile da ascoltare”. La frase è seguita da risate da entrambe le parti dell`oceano, ma il senso rimane. Con “Dark Red” inizia un nuovo capitolo. “Un disco intensamente notturno, urbano, da ascoltare possibilmente in auto forse” suggeriamo.
Shlohmo risponde “ Ci sono sicuramente alcune funzioni di ascolto a cui il disco si presta meglio, ma penso che sia decisamente difficile ascoltarlo impegnati in altre attività visto che può essere così opprimente, schiacciante”. L´ascolto attento rivela subito una grande varietà ritmica con un uso molto intelligente di breakbeats di matrice drum & bass, il produttore a questo proposito spiega ”Ho voluto sovrapporre patterns a doppi bpm e visto il mio interesse per la jungle e dnb ho notato che questo tipo di beats si prestava bene al fine di ottenere un disco potente, come se fosse black metal o stoner rock, pur rimanendo un disco elettronico. Ho cercato di sposare l’intensità della juke e della drum & bass con quella delle chitarre”.
Vista la grande disponibilità di Henry a parlare di influenze musicali rincariamo la dose accennando al fatto che molte sonorità dell`album ricordano certa new wave o post punk. L´entusiasmo con il quale lui si lancia in un elenco di artisti a cui si è ispirato è evidente e contagioso “Sono un grande fan di quei generi, molte delle influenze di questo disco vengono anche dal post rock e dallo stoner metal, mi piacciono le atmosfere abrasive ma allo stesso tempo emotive. Mi sono anche servite ad uscire fuori dalla solita immagine standard del mago dell´elettronica ispirandomi piuttosto al muro di suono che band come My Bloody Valentine riescono a creare. Una grande influenza sono stati anche dischi degli ottanta come quelli di Phil Collins, Peter Gabriel, dei Genesis, dei New Order e della new wave in generale oltre che alle colonne sonore di film horror come quelle composte da John Carpenter, roba che amo molto”. Inevitabile a questo punto fare riferimento ad una tournée nella quale Shlohmo promuoverà le sue nuove produzioni. “Per la prima volta, per cercare di ricreare tutti i brani dal vivo, suonerò la chitarra ed i synths e porterò un chitarrista e tastierista ed anche un batterista con me. Purtroppo in Italia è previsto un solo concerto, a Roma il primo di Giugno all’interno del festival Spring Attitude”.
Nel congedarci chiediamo se in futuro usciranno remixes dancefloor-friendly dei nuovi brani, la risposta di Shlohmo è istantanea e seguita da un’altra salva di risate “ Never! Mai più dance music! Al momento stiamo lavorando con una hardcore band che risuonerà e canterà una delle canzoni dell`album. Questo sarà tutto quello verrà pubblicato sul fronte dei remixes”. Ci complimentiamo ancora una volta per il coraggio che questa scelta dimostra e Henry Laufer, aka Shlohmo, ancora una volta cortesemente e sinceramente ringrazia.
Non fatevi scappare la recensione del disco “Dark Red” curata da Gianluigi Peccerillo, online il prossimo 7 Aprile.