Ormai dovreste saperlo. Con questa rubrica cerchiamo di fare un po´d´ordine tra le sfornate di novità musicali uscite nel mese appena trascorso. Minimo comun denominatore è l`elettronica applicata alla musica nelle sue più svariate declinazioni. E c`è da dire che anche Aprile non è stato avaro di dischi elettronici più che degni di nota. Per convincervi date un orecchio alle selezioni che abbiamo ancora una volta raccolto per voi:
Per cominciare una compilation che celebra i cinque anni di attività della Voyage Direct, piccola label fondata dalla nostra vecchia conoscenza Tom Trago e “spalleggiata” dall´influente e autorevole piccolo impero Rush Hour. Tutti gli EP pubblicati in questi anni sono presenti con l`inclusione del brano piú rappresentativo in questa “First Mission”. Ecco che ancora una volta vengono proposte al pubblico vere e proprie chicche dall`effetto garantito quali “Quantum Fawn” di House of Jezebel, “Raw Funk” di Melon, “Want Need” di Magnesii, “The Girl Is Hot” di Awanto 3 e “Only Belive” dello stesso Trago. Un acquisto obbligato per il dj che si vuole distinguere.
Diverso l`approccio della label francese Concrete Music che su tre 12“ da spazio a dodici produttori lasciandoli liberi di interpretare tre modi diversi di intendere e sentire il clubbing suddividendoli per fasce orarie. Si susseguono così le vibrazioni solari, soulful e funky delle tre del pomeriggio, interpretate da Trus`me & Curses, San Proper, Hold Youth e SA3 (con chiari riferimenti al più classico “french touch” di Etienne de Crecy, Alex Gopher e soci), i suoni delle quattro di mattina, notturni, più scuri del nero ma anticipatori dell`alba rappresentati molto bene da Stanislav Tolkachev, Corcos, Society of Silence e Abdulla Rashim in collaborazione con Antigone, e per finire il languido “coming down” delle sette di mattina visto da Chris Mitchell, Lowris, Lazare Hoche e dal leggendario Matthew Herbert. Un interessante, originale concept questo ideato dalla Concrete con “Textures 3 PM/ 4 AM/ 7 AM” e riuscito nel migliore dei modi.
Un pioniere nel vero senso della parola la cui importanza non viene mai abbastanza sottolineata, Adrian Sherwood è molto più che un semplice produttore. La sua integrità e incapacità di scendere a compromessi lo hanno forse tenuto lontano da un pubblico vasto ma ne hanno sicuramente contribuito a renderlo uno dei più rispettati protagonisti della scena musicale britannica. “Sherwood At The Controls Volume One: 1979-1984” raccoglie il meglio del suo lavoro, sia all´interno di quel fabbrica di idee che è stata la ON-U Sound Records a partire dal 1980 ma non solo, visto che inclusi si trovano anche i suoi lavori antecedenti o paralleli. La compilation è l`occasione per fans della prima ora e neofiti di fare un po’ d´ordine sulle diverse fasi della sua carriera, presentare alcuni dei suoi lavoi più emblematici e scoprire piccoli tesori nascosti, dal funk mutante dei Medium Medium e Maximum Joy al post-punk dei The Fall e delle Slits fino al dub militante di Mark Stewart & The Mafia, Africa Head Charge e Prince Far I. Con la speranza che a questo seguano anche tanti altri preziosissimi volumi.
Il torinese, enigmatico XIII esce per la altrettanto misteriosa Gang Of Ducks con il suo primo album “No (The Relative Effect of Explication)”. Sulla base del titolo del disco l´ermeticità della musica di XIII sembra giustificata. Già coinvolto nel 2013 assieme ad artisti quali Kode9, Scratcha DVA e Sabla nel progetto A Great Symphony for Torino, tracce del suo debutto XIII rivela con cautela altri indizi senza però fare completa luce sul proprio mondo. Le sue produzioni sembrano restare sospese nel tempo e nello spazio, gli elementi che le compongono appaiono e scompaiono come oggetti coperti dalla nebbia ed a stento riconoscibili. Collaborano tra gli altri Sabla e Vaghe Stelle. Enigmatico, misterioso, e come tutti i misteri maledettamente intrigante.
Veterano della scena techno spagnola ed uno dei suoi rappresentanti più affermati all´estero, Oscar Mulero arriva in queste settimane alla pubblicazione del suo terzo album. Preceduto dalla publlicazione dell`Ep “Dualistic Concept” (impreziosito da remixes di SHXCXCHCXSH e Stanislav Tolkachev), l´album “Muscle and Mind” rappresenta bene, a cominciare dal titolo, lo stile di Mulero. Un perfetto equilibrio tra la muscolarità dei suoi beats, forza motrice inesauribile, e l´approccio quasi scientifico alla produzione, la precisione chirurgica con la quale gli arrangiamenti vengono pazientemente costruiti. Un disco quintessenzialmente techno, perfetto nella sua linearitá. Un must per veri appassionati del genere.
Un altro veterano, questa volta della scena techno di Detroit, ma forse non uno dei suoi rappresentanti più noti al grande pubblico, Patrice Scott potrebbe finalmente allargare la sua fan base grazie al suo primo album “Euphonium”. Tutti gli elementi caratteristici del genere sono presenti, la forza propulsiva e intrinsecamente funky dei beats, lo sguardo che scruta le profonditá del cosmo, la nostalgia per un futuro utopico, irraggiungibile, espressa attraverso melodie appena abbozzate ma piene di pathos. Un disco che segue al meglio una lunga gloriosa tradizione e che di questa entra a fare parte di diritto.
Una sensazione di minaccia impellente è quella che si avverte per tutta la durata di questo album firmato dal multistrumentista canadese Shub Roy con lo pseudonimo di Transit. Membro della formazione live dei Dirty Beaches, Roy ha composto, registrato e prodotto il materiale incluso in questo “Night Musik” in un lasso di tempo di due anni per lo più in stanze d´albergo e aereoporti, una serie di non-luoghi che hanno evidentemente lasciato il segno visto il senso inquietudine e straniamento di cui questi brani sono pregni. Musica per notti insonni ed inquiete.
Anche Dasha Rush ha preso ispirazione dall´insonnia, o dalla zona grigia della fase del sonno vigile, per il materiale contenuto nel suo ultimo album “Sleepstep”. La dedica “Sonar poems for my sleepless friends” descrive bene il concetto di fondo. In un panorama musicale spesso stereotipato come quello dell`elettronica la sensibilità che la Rush dimostra dà la sensazione di una ventata di aria fresca. Il suo talento fuori dal comune è perfettamente avvertibile in meravigliosi manufatti sonori come “Sleep Ballade” o “A Minute After The War”.
Dopo aver reso indissolubile, nelle vesti di dj resident, la sua associazione con i club Ultraschall e Harry Klein e dopo numerose collaborazioni, tra queste con Donato Dozzy e Gabriel Ananda, ritorna con un nuovo album Cio D´Or, vero nome Cio Dorbandt. Divise tra un EP ed un LP oppure disponibili tutte reunite in un unico CD, queste sue nuove composizioni gettano un ponte tra techno, dub ed ambient con un particolare gusto per le sonorità acustiche di pianoforte ed archi nei brani “Now and Then” e “Now Is Ever” che arricchiscono la materia oscura e pulsante e l´impianto minimale del sound complessivo. L´uso che la produttrice fà dei silenzi e degli spazi dimostrano quanto bene abbia assorbito e fatto propri gli insegnamenti del maestro Brian Eno. Il risultato è davvero ammirevole.
Ludovico Schilling, in arte SCHILLING, milanese di nascita ma londinese d´adozione, debutta discograficamente questo mese su Apparel Music con l`album “Last Future” e convince gia dai primi ascolti con il suo beatmaking che deve tanto alla lezione di equilibristi del sampler del calibro di DJ Shadow, DJ Krush e Photek. Il suo inspirarsi a quella scuola, consciamente o meno non è dato saperlo, rende le suo produzioni familiari ma allo stesso tempo fresche ed accattivanti grazie a tocchi di contemporaneità di provenienza bass e dubstep. Un debutto interessante che fa ben sperare.
Non molti sembrano essersi accorti che l´acclamato FaltyDL è tornato da qualche giorno con un nuovo album. Non felicissima forse la mossa di uscire allo scoperto con il vero e proprio nome, Andrew “Drew” Lustman, e dettata probabilmente da questioni di tipo contrattuale, essendo l´album licenziato questa volta da Planet Mu e non da Ninja Tune come successo per i suoi due precedenti LP, ma forse anche indice di una certa inquietudine creativa, probabilmente la stessa che aveva reso il suo ultimo album “In The Wild” discontinuo, sfuggente, a tratti inperscrutabile.
Nonostante anche questa volta il produttore statunitense sembri far fatica a contenere la propria creativitá, il forte riferimento alle sue radici hardcore, rave, jungle e drum & bass serve da collante e dona la necessaria coesività al tutto. Un disco che, a pensarci bene, nei suoi brani più riusciti come la title track o le iniziali “Watch A Man Die” e “Time Machine o la conclusiva sferragliata electro di “Sykle” non sembra troppo distante dall´acclamato Machinedrum di “Vapor City”.
Uno sguanrdo obliquo sull´esistenza umana è quello che getta Andy Fosberry col suo progetto Sunset Graves. Questo suo “Love Pours Into Death”, pubblicato da 3rd & Debut, label da lui stesso fondata, è specchio dei tempi incerti in cui viviamo, la sua bellezza contemplativa è stemperata dal dubbio, dal rimorso, dalla malinconia. Il drumming solido di “My Ruined Frame” sembra voler inchiodare a terra tappeti atmosferici di synths in cerca di una via verso l`alto, “El Paso” è la breccia liberatrice, “I Can Feel That It Has Gone” è la terra vista finalmente da una prospettiva aerea. La distanza del corpo però non significa distanza dei sentimenti. Di questi “Love Pours Into Death” è pieno zeppo.
Basate sulle registrazioni di strumenti a percussione realizzate dal britannico Monty Adkins (compositore, performer e professore di musica elettronica sperimentale, co-direttore artistico del Electric Spring Festival) in collaborazione con Jonny Axelsson, le composizioni contenute in questo “Unfurling Streams” si ispirano alle liriche di E. E. Cummings: “for whatever we lose (like a you or a me), it´s always our self we find in the sea”. Ed è proprio al fluire delle correnti marine, cosi come al fluire della vita, che fanno pensare questi brani. Pura, rarefatta ambient music della migliore qualità, nel suo genere uno dei dischi più belli usciti in questa prima parte di 2015. Le foto e l´artwork di Stephen Harvey rendono il package, se possibile, ancora più desiderabile.