Un’altro salone del mobile è passato. Trafelato, vissuto, consumato tra qualche bicchiere di troppo e tantissimi eventi dedicati al design che hanno proiettato come ogni anno la città tra i 10 posti in cui vorresti vivere in primavera. E come ogni anno, sullo sfondo del teatro più bello di Milano, abbiamo vissuto le emozioni musicali del Design Week Festival organizzato da elita nella sua decima edizione. Una selezione di artisti che per il 2015 è stata variegata e stimolante, con punte revival e novità assolute per la prima volta in Italia.
Parlare di tutti gli act che si sono susseguiti sul palco del Franco Parenti sarebbe impossibile. Per questo abbiamo deciso di raccontarvi non i pezzi migliori, ma quelli che ci hanno lasciato i ricordi più memorabili. Un puzzle di personalità che, mai come questa volta, era composto di mille, differentissimi tasselli.
Machinedrum
Qualcuno potrebbe pensare che si tratti di gusto personale, vista la frequenza con cui dedichiamo spazio al produttore della Carolina. Ma chiunque con un minimo di orecchio e di onestà intellettuale, non può fare a meno di giudicare il suo set come uno dei migliori dell’intera settimana. Machinedrum ha deliziato il pubblico, non particolarmente numeroso ma totalmente rapito dalla musica, con una sequenza di tracce in grado di esplorare tutte le sfumature della bass music: UK garage, 2step, dubstep, jungle, footwork e addirittura qualche punta di reggae. Travis Scott è stato un agitatore di animi capace di tenere alta l’attenzione per oltre 2 ore, svuotandoti la testa e riempiendola di beat che nascono scuri e si colorano d’improvviso di toni jamaicani.
Benjamin Clementine
Non ci va di urlare al talento, alla genialità pura. Perché Benjamin Clementine è sì un ragazzo giovanissimo con un passato che parla da sé – clochard tra le vie di Parigi scoperto e lanciato dal guru Lionel Bensemoun -, ma non ha nessuna dote miracolosa che sfugga all’umana comprensione. Bravo pianista, tenore spinto, estroso performer che si esibisce a piedi scalzi, abile paraculo con Caruso in scaletta: quello che ha emozionato davvero è stata la sua naturale empatia. La sensazione che ti lascia è che gli anni trascorsi in strada siano forse stati la sua più grande fonte d’ispirazione: suonare davanti a 20 persone o davanti ad un teatro gremito per lui non fa alcuna differenza. La musica è la sua casa e tutti sono i benvenuti.
DJ Premier
Preemo meriterebbe forse un lungo capitolo a parte. La sua esibizione ha fatto discutere molto per due aspetti opposti e complementari: da un lato l’incredibile sciatteria con cui ha gestito il set, quasi tutte canzoni dei Gangstarr mixate male e “arricchite” da interventi live piuttosto ripetitivi; dall’altro il carico di adrenalina con cui ha fomentato il numerosissimo pubblico, febbricitante, sudato e impetuoso. Un’audience composta da vecchie glorie e neofiti del genere, in adorazione di fronte all’altare dell’hip hop fatto alla vecchia maniera. Tantissimi vinili, un microfono, la sequenza velocissima, lo scratch che ti gratta dentro e un omaggio accoratissimo a Guru e Big L: DJ Premier sa che basta metterci il cuore per trasformare 2000 ascoltatori in 2000 proseliti.
Ice One & P-Funking Band
Che figata quando le cose belle sono tutte made in Italy. Ice One ha messo a disposizione della P-Funking Band i suoi celeberrimi piatti per dare vita ad un clash sonoro che bisognerebbe vedere più spesso. I ragazzi della P-Funking sono una marching band che unisce la passione per la disco music alla dimensione live della marcia di paese. Se a questo spettacolo visivo e uditivo, aggiungi il sapore old school dei Colle der Fomento puoi dire ciao a tutte le tue smanie esterofile.
Gilles Peterson
Che un inglese doc di origini francesi sappia maneggiare così bene le sonorità calypso/brasiliane mica te lo aspetti. E invece il conduttore della BBC Radio spiazza tutti col suo set ispirato all’album Sonzeira’s Brasil Bam Bam Bam realizzato lo scorso anno a Rio De Janeiro insieme ad un collettivo di artisti locali. La sua esibizione è stata un momento di festa capace di tenere testa alle memorabili chiusure ad opera dei Soul Clap: non ci sono coriandoli nell’aria né noci di cocco al bancone, ma l’idea di essere stati catapultati su un’isola caraibica è troppo realistica per non crederci almeno un po’.
Ancora una volta la musica ha vinto. Grazie elita per rendere Milano un bel posto in cui darsi appuntamento.
Foto gallery a cura di Alfredo Chiarappa ed elita crew.