Non v’è dubbio alcuno. Lei è la Venere Nera del Rap’n’Beat (ecco ne abbiamo coniata n’altra, n’altra definizione, n’altra ancora). Ha infiammato il Coachella con un set di appena 23 minuti, su per giù, lasciando senza fiato per la carica espressa. Ma in fondo cosa ne parliamo a fare, noi non c’eravamo, noi ce la siamo beccati tramite Youtube sul divano mentre indossavamo la tuta adidas del 2003 con la molla slabrata che camminando per casa dobbiamo sollecitare perchè faccia il suo dovere di contenitrice degli ozii casalinghi.
Tra una frustata di chioma violacea e un “Yo Coachella Whazzup Make Some F*cking Noise”, Azealia ha presentato, insieme ad’altri, uno dei brani che avrebbero dovuto far parte del suo attesissimo ep di debutto, 1991, previsto per oggi ma che a quanto pare è stato momentaneamente messo a tacere per problemi con il suo management.
Proprio la titletrack dall’ormai incerta release ha attirato la nostra attenzione durante la performance, come Britney Spears con gli assistenti sociali, vantando come base quel meraviglioso disco che è DDD di Machinedrum, contenuto nell’ep SXLND del producer metà Sepalcure, da cui Azealia aveva già attinto per il beat di NEEDSUMLUV.
La Banks rappa da dio sulla banger e—come tutti i niggaz più giusti del momento—dimostra di non essere affatto male anche col canto. Pare giri a tal proposito un modo di dire tra i nuovi esponenti della black music: ma ‘ndo vai se l’abilità di unire canto a rap senza risultare eccessivamente patetico nell’uno o nell’altro—non vale l’ autotune, caro Kanye—non ce l’hai!