Tre EP da tre brani ciascuno: questo il nuovo lavoro dei Pin Cushion Queen – “Settings” – di cui oggi facciamo assaggio leggero col primo capitolo della trilogia.
Qui sotto un po’ di chitarre e calci in faccia se schiacci play. Poi leggi pure il track by track.
Background
Fa da introduzione ed è l’unico il cui testo non fa riferimento a un’ambientazione precisa ma al concetto di sfondo, inteso come un insieme di elementi che si ripetono.
È uno dei primi pezzi composti consapevolmente per Settings e presenta tutte le costanti musicali che si ritrovano nel resto del disco, come il loop di chitarra, i cui strati, in questo caso, si formano gradualmente. La ripetizione ossessiva di questi elementi porta l’ascoltatore ad abituarcisi, a darli per scontati, relegandoli così a un ruolo di mero contesto. In realtà, in Background la ripetizione si estende anche alle parti in primo piano, in un gioco dinamico di scambi di posizione senza sorprese armoniche o ritmiche. Lentamente svela le implicazioni dei presupposti iniziali.
Mechanical liars
Anche questo è tra i primi pensati per il disco. A noi dà la sensazione di un meccanismo a ingranaggi e la sua violenza indica una sorta di pericolo. Lo stesso che, come nel testo, il singolo corre nei confronti dei molti. Il loop sul quale si basa non fa da sfondo, come invece succede in molti altri brani di Settings, ma è tanto aggressivo quanto scarno, in una specie di estremizzazione del concetto di riff. Gli incastri di percussioni sono quasi tribali e questa umanità abbraccia e, al tempo stesso, fa a pugni con il movimento incessante della macchina.
Cracks in the ice
Il calore degli strumenti acustici al servizio del gelo che la paura e il panico, di cui cantiamo, si portano dietro. Ci fa pensare a un mondo altro, di cui non conosciamo le regole, accogliente solo in apparenza, intimamente ostile. Fin dalle prime note di glockenspiel, immaginiamo il ghiaccio del titolo frantumarsi in modo innaturalmente lento. Perdiamo le nostre certezze, con malinconia ci arrendiamo al dubbio.