Fascia grigia. Fu così che anni fa il critico Aldo Grasso definì quei personaggi usciti dai reality show che campavano a serate in discoteca, ospitatine e ricicli impietosi, sorretti dall’onda corta del gossip.
Grigio (non è un caso) è pure un colore dominante della copertina di Religione Catodica, album dei Bangarang!, power-combo di Crema che ha voluto comprimere e centrifugare 60 anni di televisione italiana in dieci tracce. L’operazione di mash-up è scrupolosa: ai recenti fenomeni da baraccone televisivi si mescolano le voci autorevoli e calde degli annunciatori dell’epoca d’oro, gli anni ’60. Nessuno viene risparmiato: i nuovi mostri si fondono perfettamente con le vecchie glorie e creano una bestia mutante a più teste, schizofrenica come uno zapping frenetico da un canale all’altro.
Se lo spirito generale è unitario, senza dubbio dissacrante e punk, è la pluralità di stili a risultare sorprendentemente varia: come in un palinsesto, navighiamo tra bordate garage, rimbalzi funk da non star fermi, carrarmati di batterie poderose e sferzate math-post-prog dall’impasto potente e roboante.
Religione catodica è un disco denso di citazioni, richiami, ritagli e voci. Abbiamo chiesto ai Bangarang! di raccontarcelo traccia per traccia.
CASTRO CARO
La voce di Nunzio Filogamo, storico presentatore Rai, dà il buonasera…e parte tutto. E’ una canzone punk-radiofonica: una specie di duetto tra i Sex Pistols e la Ricciarelli, in prima serata dall’Ariston. Ci è sembrato un buon esempio di cosa volevamo fare: il contesto da festival della canzone era perfetto come manifesto programmatico.
NANOARMATA
Passiamo improvvisamente dalla canzonetta alla cronaca, con una musica un po’ poliziottesca e con campionamenti più giornalistici. L’idea era quella di accostare, a mo’ di flash news, le voci di vera criminalità a quelle dei furbetti mediatici: volevamo inscenare un telegiornale dal gusto retrò.
FUCK HERO
Il titolo va inteso come ‘eroe della scopata’ (poi, che si pronunci come fachiro, alè). Qui la televisione è puro porno-esibizionismo sia di corpi femminili che della mascolinità del fusto depilato. Sono cose che hanno impregnato la tv soprattutto a partire dagli anni ’80. Il nostro eroe, alla fine, è uno che guardava Colpo Grosso di nascosto.
GENITALIA
Ridondanza, vacuità e seduzione in un funky-rock che è quasi un jingle. Probabilmente è il pezzo che meglio esprime la tematica del disco. Si alternano voci del piccolo schermo (compresa una rissa-televisiva) a signorine buonasera della tv che fu. Apparizione finale di Lele Mora che ci spiega che “la televisione è una scatola magica” in cui basta apparire e sei subito qualcuno.
MELISATALPÈ
La canzone dello zapping senza un vero filo conduttore ma che trasmette quel senso di bombardamento caotico tipico della tv. Un collage pieno zeppo di campionamenti che suona come una chiusura del ‘primo atto’ del disco, come a dire: sì, abbiamo raccontato cosa non ci piace, ma ora arrivano le cose belle.
FREAKY METAL
Un omaggio alle serie televisive horror che ci hanno appassionato per decenni, da Alfred Hitchcock Presenta a Zio Tibia Picture Show, piccole chicche con una certa dose di ironia e frivolezza, da qui le atmosfere piuttosto cupe, presto sdrammatizzate dai campionamenti. Uno su tutti? La mitica Anna Marchesini che recita “e lutto”, “e tragedia”!
MATZURKA ZETA
Una presa in giro – buona! – dei programmi musicali alla Superclassifica Show. Da qui il titolo e l’andamento danzereccio della canzone. Sentiamo filastrocche per bambini che si uniscono a lezioni dello storico Istituto di Fonologia della Rai, a suggerire come in quei programmi fosse possibile ascoltare pezzi di storia della musica seguiti, tragicamente, da Gioca Jouer.
POCOTO POCOTO
Un piccolo omaggio dei Bangarang! al mondo dei cartoni animati. Momenti ironici prendono a braccetto atmosfere più tragiche. Immancabili le citazioni da South Park, a nostro avviso è una delle più alte espressioni di intelligenza nella storia del genere umano.
SKRILLEX?
Molto semplice: Skrillex ha chiamato un suo pezzo Bangarang. Per fargli vedere chi comanda, abbiamo voluto chiamare una canzone col suo nome. Poi abbiamo aggiunto il punto di domanda perché noi ci chiamiamo Bangarang! col punto esclamativo. E’ una stupidata, forse. Ma volevamo scherzare prima dell’ultimo brano.
ROBERTO
Roberto prende il nome da Roberto Freak Antoni, voce degli Skiantos, scomparso un paio di anni fa. L’unico campione della canzone sono le sue parole, usate come introduzione del suo spettacolo e libro Non c’è gusto in Italia ad essere intelligenti. Antoni diceva che il Demenziale sa essere Poesia. E’ proprio questa chiave di lettura finale del disco: riconoscere una mente brillante e allo stesso tempo attribuire una valenza estetica al delirio grottesco dei brani del disco.