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“Lo show dei Moderat è molto dark, non fate 230 foto col flash, cazzoni. Godetevi lo spettacolo”. Recitava più o meno così una scritta enorme proiettata poco prima dell’inizio del concerto. Ovviamente se ne sono strafottuti tutti alla grandissima e a tratti, grazie alle luci dei flash, sembrava di stare dentro Gli occhi del cuore.
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Due come il secondo pezzo del live, cioè A New Error. Il 75% del pubblico era lì solo per quello. Il restante 14% era lì per Rusty Nails, Last Time, Let in the light, Bad Kingdom, Reminder. Il restante 1% era lì per Luca Marinelli. Che non si sa mai, magari c’era.
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C’era moltissima gente, “un boato” per dirla alla tedesca. Migliaia, forse milioni di pusillanimi, parassiti, noncuranti che al concerto volevo starci da solo.
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La musica dei Moderat è cambiata, non so se si è evoluta, certamente si è stratificata, riuscendo a raggiungere quel ceto medio che va al cinema a vedersi i film di Ferzan Ozpetek con Ennio Fantastichini e che risulta quasi sempre decisivo per la vittoria delle elezioni. Ma noi vi capiamo, cari Moderat, e non vi giudichiamo. È il neolibersimo. È il pop.
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Ero vicino a un gruppo di ragazzini abruzzesi ubriachi lerci che poco prima dell’inizio del set, parliamo delle 22.30 più o meno, hanno intonato “si inizia il lunedì coll’ LSD, tiriamo cocaina fino a mercoledì, ecc”. Giuro. La dolcezza del ceto medio.
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Ho visto e sentito per la prima volta ad un concerto dei Moderat, la gente cantare. Ecco, non ero pronto, alcuni cantavano con gli occhi chiusi, che è una cosa che mi manda in bestia, ok se vuoi cantare canta ma apri quei cazzo di occhi non siamo ad una serata di beneficenza con Giorgio Pasotti, siamo al concerto dei Moderat e molta gente è sotto effetto di droghe. Rispetto, cristo.
7
Durante l’esecuzione di Rusty Nails i tre tedeschi hanno giustamente sbroccato per l’abuso di foto e flash e hanno gridato al pubblico una cosa tipo “Put your smartphone in your fucking pants, coglioni“. Lì mi sono vergognato un pochino, come se l’avessero detto a me, ma in realtà ce l’avevano sempre con quel famoso ceto medio, quello riflessivo, quello che non legge, non si informa e di nascosto parla bene di Daniele Silvestri. Ora, cazzo vi aspettate, che questi mentre suonate leggano Proust? Émile Zola? Vi attaccate, questi si fanno le foto, cantano le canzoni del Lanciano e mangiano panini enormi impacchettati con 7 strati di stagnola. Statece.
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I visual erano davvero di impatto e si sposavano perfettamente con le sonorità dark del trio. Anche se parte del pubblico avrebbe preferito la proiezione di “Saturno contro”.
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Di clubbing credo ci sia rimasto ben poco. Forse solo l’MDMA, ma meno rispetto a qualche anno fa.
10
Al netto di tutto, è un live da vedere e rivedere. Magari la prossima volta fatelo in un posto un po’ più grande: non so, tipo il Salento.