Questo disco è Un Nuovo Maggio, che poi se lo leggi veloce diventa un nuovo omaggio.
Eppure è un debutto, quello degli Schneider Nur, band del veronese, che dopo due EP decide di registrare un concept album nei Vaggimal Studios (C+C=Maxigross).
Ogni canzone racconta una piccola storia, un’esperienza vissuta sulla propria pelle, che sia con una donna amata o odiata, attraversando tutti i tipi di sentimenti dall’innocenza, la delusione, l’odio e il rancore, fino alla cinica rassegnazione di un amore rasserenante nella sua semplicità. Come vuole la scuola Morrisseyana i toni sono sempre agrodolci e caustici, accostando spesso ad arrangiamenti sofisticati dei testi spigolosi, quando non sono visionarie poesie naif.
Lo ascolti qui e più giù leggi il racconto traccia per traccia.
Niente di niente
Il disco inizia con una ballata di ispirazione “brit”. La canzone ha subito qualche cambiamento in fase di pre-produzione del disco, infatti da sonorità propriamente rock, l’arrangiamento è virato verso l’elettronica. Il basso synth crea il tappeto su cui si intrecciano voce principale e secondaria. La viola di Federica Furlani prende il sopravvento nel ritornello e sposta tutto verso una dimensione “baroque pop” alla Divine comedy.
Il testo è disilluso. Analizza un’attrazione, è estremamente razionale: “le tue sinapsi sempre atte ad una fecondazione cerebrale”.
Il riflesso sulla teiera
La canzone sposa chitarre acustiche di stampo folk con una base ritmica più improntata al rock. Si può cogliere una vena malinconica, che accompagna tutto il brano, nonostante il pezzo abbia una buona verve.
L’ingresso del sassofono ricorda sonorità tipiche americane degli anni ‘70. Il testo racconta di un immaginario viaggio a Montmartre di due innamorati, “vissuto” mentre si è assorti davanti ad una teiera.
L’unica cosa reale è il concetto di quanto lungo e strascicato possa essere un addio.
Tutti vogliono solo il sole
Questa traccia è la più scanzonata del disco. E’ nata quasi come un divertissment, poi grazie al testo si è trasformata in qualcosa di più. L’arrangiamento richiama il Battisti più solare de “La Batteria, Il contrabbasso, eccetera…” o di una “Questione di cellule”. Grazie anche agli organi analogici e alla chitarra classica siamo riusciti ad ottenere suoni tipicamente tardo ’70, anche se ben amalgamati con la registrazione moderna.
Un nuovo maggio
La title track, anche se si discosta notevolmente dalla traccia che la precede, rimane sulle stesse sonorità. E’ la traccia che più rappresenta il senso di tutto l’album. L’arrangiamento è stratificato, ma abbiamo cercato di non appesantire facendo entrare un po’ per volta altri strumenti come pianoforte, percussioni, trombone, moog.
Per quanto riguarda la componente testuale, la canzone tratta l’argomento del rapporto di coppia calato nella dimensione quotidiana e dell’accettazione consapevole del concetto di solitudine, anche nella vecchiaia.
Occhi Blu su Pietra Grigia
E’ un’altra ballata, questa volta agrodolce. La canzone è stata scritta d’estate, ascoltando Lucio Dalla. E’ una riflessione sul suicidio, prendendo spunto da un tragico fatto di cronaca successo nella nostra città. Tra morbidi Fender Rhodes, effetti tremolo e mandolini, possiamo definire la canzone come un incontro tra la tradizione italiana e quella della west coast americana. Nell’ultima strofa, in cui testualmente si raggiunge l’apice del climax, c’è un riferimento a “E’ ridicolo credere”, la poesia di Eugenio Montale.
Un Uomo Senza Importanza (to Morrissey)
Questo pezzo è nato come chiedendosi fino a che punto “Frankly Mr. Shankly” degli Smiths potesse aver influito sulle nostre vite, cosa eravamo disposti a perdere per la “fatal fame”. E’ un omaggio a Morrissey e all’estetica di Oscar Wilde. A livello musicale siamo andati in un’altra direzione però: volevamo qualcosa di carnale, improvvisato, come se fossimo in uno di quei nightclub fumosi in cui si esibiva Tom Waits, o dove inostri cuori hanno lasciato Billie Holiday.
Campus Culture
Gli anni ’80 ci sono sempre piaciuti. Questa canzone si contraddistingue per la presenza di un synth volutamente naif, che domina le strofe. Pian piano però le orchestrazioni e la chitarra elettrica prendono il sopravvento, e anche se per poco, sembra di essere in una canzonetta della musica leggera italiana.
L’amore incompreso è la tematica principale, ma è vissuto con ironia: “se vuoi ti accompagno all’aeroporto in bici”.
Un nuovo maggio (reprise)
Questo intermezzo riprende la titletrack in una versione di stampo “classico” per pianoforte e viola. Ci piaceva il concetto di dare un’altra chiave di lettura ad una canzone che consideravamo “forte”.
Il Mio Amore è Sempre Vivo
“You Have to Love Me Baby” è partito come uno scherzo. Nessuno di noi intendeva farlo sul serio, poi abbiamo pensato soprattutto a Battiato e Donatella Rettore e a quanto sia divertente inserire frasi fatte, quasi clichè nelle canzoni. “E le canzoni d’amore sono inflazionate”. Le cadenze sixties non nascondono quella gioia che è difficile spiegare, per non risultare banali.
La Mia Versione Transitoria
L’organo che abbiamo registrato è rimasto a Vaggimal con noi tutta la settimana in cabina di regia. Francesco Ambrosini dei C+C=maxigross, ci ha provato da solo praticamente tutto il disco, cercando le seconde voci adatte. Ci sembrava adatto per questa ultima traccia, a cui abbiamo volutamente dato un taglio quasi “sacro”. Testualmente la canzone tira un po’ le fila dell’album. L’amore va colto e assaporato per quello che è, semplicemente.