INTERSOS è la più grande ONG italiana. Dal 1992, anno della sua fondazione, si è data come missione principale quella di intervenire rapidamente nelle emergenze umanitarie, relative a catastrofi o a conflitti armati, soccorrendo le popolazioni colpite con programmi di aiuto specifici.
Lo scorso 25 settembre ha lanciato una campagna di raccolta fondi per aprire, a Roma, un nuovo centro per minori stranieri non accompagnati. I nostri 2€ saranno un tassello fondamentale per dare vita al progetto. I minori coinvolti nei processi di migrazione forzata, in fuga dalla guerra, e in transito nella Capitale non accedono ai servizi per timore di essere identificati ed avviare in Italia la procedura prevista dal Regolamento di Dublino. Questo li rende invisibili ed esposti ad abusi e pericoli. Intersos con il Centro A28 offre loro un luogo dove riposare, ricevere accoglienza (posti letto, cambi d’abito, pasti, servizi igienici e docce) e assistenza di mediatori qualificati. La campagna si chiude l’1 ottobre. Per aderire basta inviare un SMS al numero 45501. Potreste farlo mentre ascoltate questo mix esclusivo che Raffaele Costantino, personaggio cruciale della scena musicale italiana e conduttore di Musical Box su Radio2 Rai, ci ha regalato per l’occasione.
È un viaggio in musica che, idealmente, potrebbe accompagnarci in molti dei 17 paesi coperti da Intersos con i propri progetti. Parte dalla Siria di Omar Souleyman, cantante che rilegge in chiave elettronica la dabka, musica tradizionale mediorientale, guidato dal suo fan numero uno: Four Tet.
La seconda tappa ci porta nei quartieri di Napoli che respirano il nord dell’Africa, con la mitica ‘Figli di Annibale’ degli Almamegretta: un piccolo trattato geopolitico in forma canzone. In Sudan ci porta la splendida voce di Alsarah con i suoi The Nubatones, che propone un affascinante mix di suoni dal nord e dall’est dell’Africa con notevoli viraggi arabi, mentre la Somalia di oggi ce la racconta il rapper di Mogadiscio K’Naan con il suo impeccabile flow, alimentato dall’eredità di famiglia: suo nonno, Haji Mohamed, era un poeta; sua zia Magool era una delle più famose cantanti dell’Africa orientale.
Un salto in medio oriente lo facciamo con Laura Khalil e Najwa Karam, potenze vocali che hanno ridefinito l’industria della musica araba da una prospettiva specificatamente e genuinamente femminile.
La Repubblica Centro-Africana è uno sconfinato universo sonoro, nel quale i Pigmei praticavano la polifonia prima ancora che noi capissimo come suonare uno strumento. ‘Bapere Dance and Karumi’ Dance’ è un fulgido esempio di reinterpretazione di un’eredità millenaria, covata nella difficile tradizione identitaria del Congo Belga. I Dinka sono, invece, uno dei più importanti gruppi etnici della Repubblica del Sudan, martoriato da un terribile genocidio perpetrato dal governo sudanese durante gli anni ’90. Wife of the Paramount Chief è uno dei progetti che ci raccontano l’imprescindibile ruolo femminile in quella società.
Tra i tanti progetti di ibridazione tra le sonorità africane e quelle della scena elettronica europea c’è uno che ha lasciato una traccia indelebile. Si chiama DRC Music ed è un team-mostro fondato in Congo da Damon Albarn, Richard Russell & Rodaidh McDonald, boss della XL Recordings. Assieme a loro ci sono Dan the Automator, Jneiro Jarel, Actress, Totally Enormous Extinct Dinosaurs e Kwes, tra gli altri. Tutti insieme hanno prodotto un album, intitolato ‘Kinshasa One Two’ che serviva a raccogliere fondi per Oxfam. Da quel seminale lavoro Raffaele Costantino va ad estrarre un traccia con la collaborazione di Jupiter Bokondji & Bokatola System.
Sinkane (all’anagrafe londinese Ahmed Gallab) è un musicista che riesce a fondere krautrock, free jazz e funk rock con il pop sudanese. Se è sotto contratto con la DFA Records e lavora con Caribou ci sarà un perché. Lo capiamo con ‘How we be’.
A proposito di collaborazioni tra importanti produttori dal profilo internazionale e artisti appartenenti a geografie altre, The Gaslamp Killer è uno che, negli anni, ne ha combinate di tutti i colori. Una complicità artistica particolare pare legarlo a un musicista iraniano, discendente da un’importante famiglia di artisti persiani: Amir Yaghmai. Se ‘Nissim’ era una traccia che i due registravano insieme ai tempi di ‘Breakthrough’, primo album solista del ricciolone di Los Angeles su Brainfeeder, ‘Warm Wind’ è il pezzo che annuncia l’uscita del suo nuovo lavoro, intitolato ‘Instrumentalepathy’.
Charles Matloock è un mentore della scena dance di Chicago, cresciuto assieme all’indiscusso maestro Frankie Knuckles. La sua ‘Horror In Sudan’ è un manifesto, al contempo politico e stilistico, dell’applicazione delle fondamentali influenze africane al classico suono house. Accompagnato da una band al completo, memore della lezione di Hugh Masekela & Fela Kuti, Matloock chiama le cantanti somale Orala Hershi e Africa Brown a completare un piccolo capolavoro.
Il viaggio sonoro volge quasi al termine. Il tempo di ascoltare una traccia da un altro progetto corale nato dalle sinergie tra produttori berlinesi e artisti keniani (portava il nome di BLNRB e con la splendida ‘Ma Bhoom Bhoom Bhoom’) e fare un ultimo salto nell’Africa Centrale con ‘Xylophone at Lubero’. Come ogni fine che si rispetti è solo un altro inizio.
Il mix potete metterlo in loop. Ma non scordatevi l’SMS!