In realtà il titolo dice una cosa non proprio vera perché Berg si presenta da solo, e lo fa pure bene.
Una cosa però la voglio dire per presentarvi il suo primo EP, e riguarda proprio il titolo “Solastalgia”, neologismo coniato da un filosofo australiano che sta per “nostalgia di casa quando si è ancora a casa”.
Ecco, io trovo che la sola voce di Luca Nistler (con l’aiuto di loop station e pedale delay) sia capace di ricreare questo tipo di sentimento: conforto e dolore insieme.
Un po’ Blake, direte voi. Certo. Ma incredibilmente bello.
«Berg nasce dall’attesa. Fino all’anno scorso cantavo in una band; chitarrista e bassista nell’ultimo periodo continuavano ad arrivare in ritardo, anche di un’ora, a volte persino due. Ovviamente erano segnali non proprio positivi. All’inizio la cosa era destabilizzante, dopo un po’ quelle famose attese in saletta si sono trasformate in improvvisazioni di voce. A volte col batterista, a volte da solo con la loop station che già ero solito usare all’interno della band. Dopo la crisi definitiva e scioglimento della stessa mi sono ritrovato inizialmente solo, quasi subito dopo solista.
Berg è un progetto molto semplice e tascabile. Nella borsa ho una loop station e un pedale delay. Tutto quello che serve per far funzionare gli ingranaggi di questo progetto non è che una bocca. Non c’è elettronica, non ci sono strumenti musicali, non ci sono filtri sulla voce. L’approccio è estremamente analogico. Ma che io sia finito a fare un progetto solista-corale non è proprio un caso. Durante l’adolescenza ho iniziato a cantare nel coro della mia scuola: la Scuola Germanica di Milano.
C’era un’insegnante magnifica, puro magnetismo: si chiama Frau Seiter, e ha portato i suoi studenti della lezione di musica alla scoperta di un mondo incantato attraverso la formazione di un coro. Tra esibizioni all’estero e ritiri di prove intense all’interno di monasteri isolati dalla civiltà abbiamo imparato a cantare di tutto, dagli inni liturgici del Te Deum ai madrigali fantascientifici di John Dowland alle opere di Dvorak fino agli spirituals e ai canti gospel. Per me, Luca, ragazzo cresciuto in periferia, questa esperienza ha fatto una specie di clic. Mi ha cambiato. Ed in me è sempre rimasta molto forte una riconoscenza quasi sacrale nei suoi confronti.
Tutt’oggi uno dei miei madrigali preferiti è “Come again” di John Dowland. E in Italia vantiamo uno dei più grandi compositori di madrigali della storia musicale: Carlo Gesualdo da Venosa. E forse non è un caso che Antonio Polidoro (Blap Studio), co-produttore ed ingegnere del suono delle sessioni di registrazioni del progetto Berg, sia originario proprio di Venosa. Born and raised nella culla del madrigale. Le canzoni di Berg non sono di certo madrigali, non sono neanche musica classica, non hanno neanche lontanamente la pretesa d’esserlo. Come diceva qualcuno. Sono solo canzonette.»
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