Le persone importanti si fanno attendere. Anche questo disco che doveva uscire nei primi mesi dell’anno si è fatto attendere, ma ne valeva la pena. Eccome. Nel formato 10″ nero come la pece, arrivano insieme su vinile i due progetti HAVAH di Michele Camorani (La Quiete e Raien) e VRCVS di Filippo Rieder (Fine Before You Came). Al disco partecipano anche Rocco Rampino (già La Quiete e Death Of Anna Karina, ora Congorock) e Jacopo Lietti (Fine Before You Came).
Per saperne di più abbiamo chiesto a Michele Camorani (HAVAH) e Filippo Rieder (VRCVS) di raccontarci e raccontarsi un po’ di cose su questa collaborazione fuori per To Lose La Track il prossimo 6 dicembre.
Michele Camorani a Filippo Rieder
Ho visto VRCVS dal vivo soltanto una volta, quando suonammo insieme a Milano per una SOLO festa (ndr il negozio di SOLO VINILI che ora non c’è più), come mai ti sei ritrovato nuovamente alla batteria, che è lo strumento più menoso di tutti, quando potevi essere circondato di muri di synth e pianole? quante tracce di synth arrivi a mettere per ogni pezzo?
Ah cazzo, fu una bomba di serata tra l’altro. forse anche perché è stata la prima e unica data VRCVS fin’ora. Il discorso live per me non è affatto semplice da gestire: facendo pressoché tutto da solo nel mio studiolo casalingo, mi ritrovo ad ammassare una discreta serie di tracce una sopra l’altra, alcune delle quali riproducibili live facilmente, altre per cui ci vorrebbe una mega combo tra Jean Michel Jarre e Vangelis. Grottesco. Quella volta, insieme a Jacopo, Marino, Marcone e Ale Mobsound (che collaborano sempre attivamente con VRCVS e che mi aiutano e assecondano come si farebbe col fratello matto) abbiamo gestito la cosa con una formazione “più classica” (chitarra, basso, ritmiche, voce e supporto dei synth), in cui ho preferito mantenere il mio cantuccio sicuro seduto alla batteria. È stato molto bello e mi piacerebbe riuscire a farlo quantomeno più spesso in futuro, anche in forme diverse. Insomma, difficilissimo.
Nominami 5 canzoni che ti hanno fatto dire “ecco io voglio fare questa roba qui”
Questa forse è impossibile, però ti faccio un po’ di nomi che in qualche modo mi han messo la curiosità di provare a fare “quella roba lì” per conto mio:
tendenzialmente gli anni ’80, new wave, dreampop, synth pop, con una predilezione per le sonorità più scure, tristi e sognanti di quel periodo. Vado in ordine sparso: dai Talk Talk alle colonne sonore di Carpenter, This Mortal Coil, Killing Joke, Xmal Deutschland, Cure, Joy Division e New Order, Tears For Fears, The Cars, Cocteau Twins, Cyndi Lauper, i Visage. Bette Davis Eyes di Kim Carnes era strepitosa. Poi John Maus, Molly Nilsson, Blank Dogs, Horrid Red, Blessure Grave, Have A Nice Life. M83 anche (molto, in realtà). Insomma, siamo alla seconda domanda e ho già sfornato due discreti pipponi.
Ti ricordi com’è nata l’idea di fare questo disco insieme?
Mi ricordo che, sempre alla SOLO festa di cui sopra, a un certo punto ci siamo guardati con un sorrisino ebete e ci siamo detti: ma com’è che non abbiamo ancora deciso di fare uno split insieme? E finalmente eccoci qua.
Com’è l’approccio di un padre di famiglia nello scrivere un disco in casa, da solo? Dove accade fisicamente?
Eh, essere padre influisce tantissimo nel mio modus operandi, e non per forza in senso negativo. Per me scrivere a casa significa che se ho un’idea durante il giorno, la butto giù su qualche spippolo portatile (Op-1 irrinunciabile per questo) o a voce sulle note vocali del telefono. oppure se riesco, nella migliore delle ipotesi, mi siedo coi bimbi al computer e butto giù il canovaccio con loro come primi ascoltatori, tra l’altro mega critici. il lavoro però avviene prevalentemente di notte nel mio piccolo home studiolo diy. Buio, silenzio totale intorno, una cannetta e vado avanti ore tipo centralinista qualunque tra cavi, cavetti, tasti e manopole. A tratti astronauta, bellissimo.
Quanto, il fatto che io sia un artigiano della qualità di Forlì ti ha influenzato nel voler fare questo split?
Devo dire molto. In effetti da Forlì e da tutta la romagna son sempre usciti dei gran gruppi. Deve esserci qualcosa nell’acqua che bevete o nei divani su cui vi sedete.
Filippo Rieder a Michele Camorani
Sia in “Settimana” che in “Durante un assedio” c’è un filo rosso che unisce i pezzi, a partire dai titoli. C’è sempre per te l’approccio “concept” nello scrivere pezzi per un disco o è qualcosa che prende forma durante, se non deciso dopo?
In “Settimana” capitò quasi per caso. Volevo fare questa collaborazione col tuo compagno di gruppo Jacopo, e I titoli dei primi due testi che mi mandò furono: “venerdì” e “sabato” A quel punto venire spontaneo.
Per quanto riguarda “durante una serie” invece l’idea era già a monte, stessa cosa per il prossimo disco che sto ultimando. Mi piace molto l’idea di avere un tema unico e di poterlo affrontare più a fondo di quanto non si riuscirebbe a fare con una sola canzone.
Quali sono le band che ti hanno fatto venir voglia di imbracciare l’ascia del demonio e di cantare pezzi tutti tuoi?
L’idea di fare un progetto da solo, ce l’ho sempre avuta fin da quando ho iniziato a suonare, ma quello che mi ha fatto partire la scintilla è stata quella scena newyorkese (esauritasi nel giro di un paio d’anni tra il 2008 e il 2009) cosiddetta “shitgaze”. Gruppi di matrice post punk e garage che si registravano in casa con mezzi di bassissima qualità, in maniera estremamente lo-fi è totalmente diy. gruppi come: blank dogs, gary war, blessure grave etc. Sono partito così anch’io in quegli anni registrando in camera con il portatile e garage band… Poi come a tutti quella cessofonia mi ha rotto il cazzo ed ora preferisco registrare un po’ meglio in studio.
Come progetto solista, come gestisci la questione live? La band è fissa o di volta in volta chiedi agli amici di aiutarti nell’imbastire la formazione?
La formazione oramai è piuttosto solida. Anche le possibili sostituzioni, direi che ho una rosa di cari amici che sono anche degli ottimi musicisti
Quali affinità-divergenze (tra il compagno Togliatti e noi) ti hanno fatto pensare che potesse essere figo fare questo split insieme?
Diciamo che sarebbe stato strano non farlo. Penso che la prima volta che abbiamo condiviso lo stesso palco sia stato non meno di 14 anni fa.Ti ho visto crescere Filippo, ti sei fatto grande.
Che effetto fa passare dalle retrovie della batteria di Raein e La Quiete alle luci della ribalta di chitarra e voce in Havah? Come la vivi? A me verrebbe un’ansia pazzesca.
All’inizio è stato molto strano, però l’ansia non mi viene più, mi piace molto suonare la chitarra, è stato lo strumento con cui ho iniziato. Inoltre tutto ciò che è legato alla logistica di uno strumento non menosissimo da montare e smontare (come la batteria) e il fatto di non sudare ogni volta come una bestia, me lo fa apprezzare di più. in entrambi i casi non faccio molto caso al pubblico, puramente per una questione di concentrazione mia.
BONUS) Vogliamo anticipare che hai collaborato anche in un pezzo del disco nuovo VRCVS? Lo facciamo ancora (di collaborare eh)?
Facciamolo! È stato molto divertente, anche la modalità con cui è avvenuto: inviandoci lo stesso file a vicenda aggiungendo i propri contributi. Lo rifaremo sicuramente.
Credits
VRCVS
Musiche di Filippo Rieder. Testi di Jacopo Lietti.
Hanno collaborato Mauro Marchini, e Marco Monaci.
Giulia Osservati canta in “Quello che chiedi”.
Registrato e mixato da Alessandro Caneva al Mobsound Studio di Milano.
HAVAH
Testi e musiche di Michele Camorani.
“Il sentiero” e “Le Conseguenze” registrate e mixate al Way Out Studio di Milano nell’inverno 2014.
“Sappiamo Chi Sei” registrata al Cosa Beat Studio di Forlì nel 2012.
Rocco Rampino ha suonato il synth in “Il Sentiero”.